Nella compagna elettorale che ha preceduto le ultime votazioni politiche i principali partiti si erano presi delle responsabilità precise. Fabbrica Padova, Centro studi di Confapi, a marzo ha spedito un promemoria alle segreterie di Pd, Pdl e M5S monitorando i loro programmi economici e adesso richiama tutti a tener fede alla parola data. Tito Alleva, presidente dell’Associazione: «Ora pretendiamo che il balletto del Governo si interrompa: no all’aumento dell’Iva – che porterà un carico di 40 milioni sulle famiglie padovane – eliminiamo l’Imu per gli immobili a uso produttivo»
Cari politici, le promesse vanno mantenute. E’ questo il senso della riflessione di Tito Alleva, presidente di Confapi Padova, riguardo a due temi più che mai al centro del dibattito politico ed economico: Iva e Imu. Argomenti su cui in realtà si dibatte da mesi, come testimonia una relazione elaborata da Fabbrica Padova, Centro studi di Confapi, che, prima delle elezioni politiche dello scorso febbraio, aveva monitorato i programmi elettorali di Pd, Pdl e Movimento 5 Stelle per quanto riguarda spesa e debito, fisco e lavoro, e altre misure per la crescita economica. La relazione è stata poi inviata alle segreterie locali a marzo come promemoria e pesa ancora di più oggi, alla luce di un paio di cifre. Nel complesso l’Imu 2013 comporta un versamento per fabbricati e alberghi del solo territorio padovano per 93 milioni di euro. Mentre il previsto aumento di un punto percentuale dell’Iva ordinaria comporterà un carico di 40 milioni in più sulle tasche delle famiglie della provincia.
«Quel promemoria era il nostro modo per dire ai partiti e in particolare ai neoeletti padovani: state attenti a giocare con le parole, perché poi gli imprenditori vi chiederanno di rispettare gli impegni presi in campagna elettorale in favore della crescita economica e in materia di riduzione della pressione fiscale e di taglio alla spesa pubblica – sottolinea Tito Alleva – In particolare, riguardo a Iva e Imu nei programmi economici si potevano trovare delle assunzioni di responsabilità precise. Per questo è sconfortante assistere al balletto che si sta inscenando in questi giorni. Quello che c’è da fare è chiaro: l’Iva non va aumentata e l’Imu per gli immobili a uso produttivo va eliminata o quantomeno abbassata e invece a Padova i piccoli imprenditori il 17 giugno si sono trovati a dover pagare una prima rata del 45% più alta rispetto al 2012. Nella sola città del Santo circa 60.000 contribuenti hanno versato l’imposta su fabbricati diversi dall’abitazione principale».
Carta canta, come si usa dire. Nel programma elettorale del Popolo della Libertà «aboliremo l’Imu» era scritto già a pagina 5, per essere poi ripetuto più volte, mentre il «no all’aumento dell’Iva» campeggiava nella parte relativa alla «riforma fiscale». Dal canto suo, il responsabile economia del Partito Democratico, Matteo Colaninno, ha spiegato anche recentemente che «il governo deve fare tutto il possibile per evitare l’aumento dell’Iva e rimodulare l’Imu».
«E allora perché tante indecisioni? – prosegue Alleva – Il 17 giugno è scaduta la prima rata Imu, che ha riguardato immobili a uso produttivo come negozi, laboratori, capannoni e alberghi, infierendo anche su piccoli proprietari che, a causa della crisi, hanno visto ridursi di molto la propria attività o l’hanno addirittura cessata del tutto. E’ così che si rilancia il sistema produttivo del paese? Non c’è solo questo. Salvo repentini quanto auspicabili passi indietro, dal primo luglio scatterà l’aumento dell’Iva ordinaria che salirà dal 21 al 22%. Si calcola che questo comporterà un carico di 40 milioni in più sulle tasche delle famiglie padovane, e su questa cifra 23 milioni di euro riguardano prodotti del commercio al dettaglio. Ci vuole poco a capire che saranno moltissimi i beni che subiranno un aumento del prezzo e che questo penalizzerà ulteriormente i consumi, riducendo di conseguenza i ricavi. Saranno proprio le piccole e medie imprese a essere le più colpite. Per questo ribadisco che, quegli introiti, il Governo deve cercarli altrove».
«Programmi elettorali alla mano, diciamo alla classe politica di stare attenta, perché anche se le elezioni sono alle spalle, noi rimarremo vigili – conclude Alleva – Chi ha responsabilità di impresa distingue meglio di altri un impegno serio e credibile da uno slogan elettorale e noi siamo stanchi di pagare il conto delle politiche irresponsabili degli scorsi anni».