25 aprile a Padova: il discorso del sindaco Flavio Zanonato

 

Gentili autorità, cari cittadini, le celebrazioni del 25 aprile cadono in una fase particolarmente delicata della nostra vita nazionale e credo che una giornata come questa sia proficua per riflettere sull’attualità degli insegnamenti della Liberazione dell’Italia dal Nazifascismo e della lotta partigiana che ha contribuito in maniera determinante a sconfiggere la dittatura (che si era macchiata di crimini terribili e di persecuzioni inaccettabili), a liberarci dall’invasione tedesca e a preparare il terreno per l’avvento della Repubblica, della democrazia e della libertà.

In queste settimane abbiamo corso un rischio serio a causa del pericoloso intrecciarsi della crisi economica, che fa soffrire fasce sempre più larghe della popolazione, e della crisi istituzionale che stava precipitando in un avvitamento della democrazia che non aveva precedenti nella vita repubblicana.
Da molti questa situazione è stata definita la tempesta perfetta, che ha seriamente rischiato di rendere inservibile il meccanismo democratico per il funzionamento delle Istituzioni e per dare le risposte urgenti che gli italiani, in particolare quelli più in difficoltà, non possono più attendere.

Continuano infatti a chiudere tante aziende, si perdono decine di migliaia di posti di lavoro ogni mese, sempre più famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese, milioni di ragazzi si ritrovano – dopo anni di studi e di sacrifici – senza una prospettiva non dico auspicabile, ma neppure dignitosa
Per fortuna viviamo nel 2013, siamo saldamente ancorati all’Europa democratica e non è neppure immaginabile un’uscita autoritaria da una crisi di questa portata. Siamo stati comunque di fronte ad un caso di scuola che, quando si è verificato in passato, ha determinato avventure drammatiche.

Da sabato scorso, ossia dal momento in cui il Presidente Giorgio Napolitano, accettando con spirito di servizio di mettersi a disposizione per un secondo mandato e ottenendo una larga e rinnovata fiducia dal Parlamento, lo stallo ha trovato uno sbocco e – seppur tra mille fatiche e contraddizioni – la macchina democratica si è rimessa in moto.
La Festa della Liberazione è la festa della democrazia, riconquistata ad un prezzo altissimo. Per questo credo sia opportuno attualizzare gli insegnamenti che il 25 aprile porta con sé e l’esempio e la lungimiranza che i partigiani ci hanno trasmesso.

La prima lezione riguarda, infatti, la capacità di chi sacrificò la vita in quegli anni per mettere davanti ad ogni altra cosa il bene del Paese e il futuro delle nuove generazioni. Anzi, furono proprio queste ultime a prendere in mano il proprio destino per non arrendersi ad un futuro senza libertà, senza benessere, senza pace, senza convivenza civile. La seconda lezione riguarda la capacità di unire le forze, anche le più diverse, pur di raggiungere l’obbiettivo fondamentale: costruire una comunità in cui ciascuno possa vivere in libertà e con dignità. La terza lezione riguarda la non sottovalutazione delle conseguenze che si possono determinare quando la politica e le istituzioni si dimostrano, come ho già detto, incapaci di dare risposte all’altezza delle aspettative e delle più elementari esigenze delle persone comuni.

Io credo che per rispettare il sangue versato per riconquistare la libertà e per vivere in democrazia vada innanzitutto ricostruita la dignità della politica, che non deve mai dimenticarsi di essere al servizio del Paese e di non potersi mai permettere l’autoreferenzialità. In secondo luogo va ricostruita la fiducia tra i cittadini e le Istituzioni, minata da anni di corruzione, di malcostume, di privilegi, di inefficcenze, di immobilismo. Infine dobbiamo tornare a parlarci come persone e come forze politiche che, pur pensandola diversamente su tante cose, pur avendo idee perfino opposte su come far uscire l’Italia dalle difficoltà in cui versa, devono ritrovarsi uniti nei valori costituzionali che la Resistenza prima e i Costituenti poi hanno saputo in maniera mirabile lasciarci in eredità.

Non vedo altre strade di fronte a noi, a meno che qualcuno pensi che alimentare la rabbia, la diffidenza, la paura possa portarci da qualche parte. Se commettessimo questo drammatico errore non potremmo che determinare ulteriori problemi a chi da solo non ce la fa a superare le difficoltà di ogni giorno, scatenare una guerra tra poveri che determinerebbe la ricerca del nemico nello straniero, nel diverso, in chi pensiamo minacci il nostro precario benessere. Sarebbe il modo peggiore per tradire il sacrificio di quella generazione che ha saputo ribellarsi al razzismo, opporsi alle persecuzioni, contrastare la dittatura, preparare un cammino di progresso civile, sociale, culturale che per quasi settant’anni non si è mai interrotto. Siamo tutti consapevoli di quanto sia diffusa la sfiducia e di quanto scarseggi la speranza. Se qualcuno nutriva ancora dubbi, l’esito elettorale di appena due mesi fa non può non averli fugati.

E la cosa più preoccupante è che lo scoramento colpisca particolarmente tanti ragazzi che non vedono una prospettiva per cui valga la pena studiare, impegnarsi, lottare. E’ innanzitutto a loro che dobbiamo dare la possibilità di costruire – con il talento, con l’intelligenza e con l’energia di cui dispongono – un Paese meno diviso e più giusto, dove la lotta politica può e anzi deve essere anche aspra ma senza mai intaccare i principi di fratellanza, di solidarietà, di amicizia che legano le persone e i popoli tra loro. Credo che solo riprendendo questo cammino possiamo festeggiare nel migliore dei modi il 25 aprile del 2013.
Grazie a tutti per essere qui. Viva la Liberazione, viva la Democrazia.