La situazione del mercato del lavoro a Padova e provincia non è delle più rosee, anzi: nel giro di tre mesi, per colpa della pandemia da coronavirus e delle conseguenze che ne sono derivate (prima tra tutte, il lockdown delle attività economiche), sono stati bruciati quasi 6mila posti. Anche per questo motivo allo stato attuale il dato dei disoccupati sfiora le 68mila unità. La stretta che si è verificata tra il mese di aprile e quello di giugno è stata letale per molti, e non è un caso che ci siano oltre 33mila persone, solo nel Padovano, che non lavorano da più di due anni.
Una provincia in sofferenza
Più di altre province, insomma, quella di Padova sembra soffrire in modo significativo il taglio dei posti di lavoro, con prospettive non esaltanti da qui alla fine dell’anno. Nel secondo trimestre 2020 5.600 posti di lavoro sono stati persi, e questo nonostante sia stato previsto il blocco dei licenziamenti, che tuttavia riguarda unicamente i contratti a tempo indeterminato. In tutto il Veneto non c’è provincia che faccia registrare dati peggiori se si prende in considerazione il secondo trimestre nel suo complesso. A rendere lo scenario ancora più fosco è la valutazione della tendenza complessiva, se è vero che già negli ultimi tre mesi dello scorso anno erano stati persi oltre 4mila posti di lavoro. Insomma, quello dei mesi di gennaio, febbraio e marzo di quest’anno era stato un fuoco di paglia, visto che i dati positivi di inizio 2020 si sono spenti con fin troppa rapidità.
Una situazione di emergenza
Dopo la provincia di Venezia, quella di Padova è la seconda di tutto il Veneto in relazione al numero di disoccupati: nel secondo trimestre di quest’anno erano 68.300, vale a dire 1.000 in più rispetto ai 67.300 che erano stati riscontrati nei primi tre mesi del 2020, per un dato in crescita dell’1.5%. Anche altre statistiche, però, contribuiscono a mettere in risalto la situazione critica del Padovano: qui, per esempio, c’è il più alto numero di disoccupati di lungo corso, sempre in riferimento alle altre province della regione. Se nel primo trimestre i disoccupati di lungo corso erano 31.900, tra aprile e giugno sono cresciuti fino a 33.600, con un aumento superiore al 5%. Questi sono i soggetti che non trovano lavoro da più di due anni, ai quali devono essere aggiunti i cosiddetti inoccupati, che sono proprio fuori dal mercato: in questo caso si parla di quasi 12mila persone. Il triste primato di Padova risulta ancora più lampante se si pensa che la seconda provincia del Veneto, in questa graduatoria ben poco onorevole, è quella di Treviso, che si ferma a meno di 10mila inoccupati.
Il problema del turismo
Se si mette a confronto il mese di giugno di quest’anno con il mese di giugno del 2019, si nota che sono le province di Verona e di Venezia a mostrare i numeri peggiori: ed è facile intuire il motivo, dal momento che si tratta dei due territori a più spiccata vocazione turistica. A Padova il calo è stato di poco meno di 2mila posti di lavoro, mentre in provincia di Verona sono stati tagliati più di 10mila contratti e a Venezia e dintorni sono stati addirittura oltre 24mila i posti persi.
Le prospettive per il futuro
Se è vero che molte aziende hanno dimostrato di essere prive di una visione del futuro consapevole, è altrettanto vero che gli strumenti per rimediare non mancano. Per esempio app lavoro Padova, che permette a chi è alla ricerca di un nuovo impiego di trovare offerte e proposte in linea con le proprie aspettative. Ciò non toglie che ci sia bisogno di uno sforzo in più a livello globale, per un coinvolgimento del sistema della formazione e degli enti locali. Se la media dei disoccupati nel Veneto è del 13% e in provincia di Padova raggiunge il 17%, un motivo ci sarà pure.