Pos obbligatorio e rapporti con le banche: Federcontribuenti attacca il governo Renzi

 

La Federcontribuenti invita tutti i commercianti, artigiani, liberi professionisti a dotarsi del Pos, lo strumento che permette al cliente di pagare l’acquisto di un bene di consumo o di una prestazione con il bancomat o con la carta di credito e li invita anche a far periziare il proprio conto corrente bancario, la pre analisi è gratuita. Aumento di tasse, ripresa dell’anatocismo e il ritorno di Equitalia.
«Invitiamo tutti a far fare una pre analisi sul proprio conto bancario come misura preventiva e cautelare, – spiega Paccagnella presidente di Federcontribuenti -, c’è maretta non solo nelle disposizioni di legge, ma anche nelle aule tribunali». Significa che se fino a ieri la banca traeva guadagno calcolando gli interessi sugli interessi commettendo reato, oggi l’anatocismo rischia di non essere più considerato punibile e se si vuole obbligare tutti ad immagazzinare soldi sul conto bancario, il rischio per il cliente correntista di vedersi derubato sale, vertiginosamente.

«Se da una parte abbiamo chi ci obbliga a pagare e ricevere pagamenti in modo elettronico per la questione della tracciabilità, dall’altro lato abbiamo un sistema bancario che si è visto con una manovrina ad personam, assicurarsi grossi introiti». Le banche sono tutte in crisi di liquidità, si sono studiate strategie di rientro e hanno convinto il governo a concedere misure puramente di favore. Senza contare che con il Pos si è introdotta una nuova tassa occulta, tra acquisto dello strumento elettronico e spese di gestione dello stesso siamo tra i 1.500 e i 3000 euro in più l’anno, da dare alla propria banca. Intanto manca un miliardo di euro per coprire la cassa integrazione, 26 miliardi di euro all’anno si buttano in 7500 enti pubblici di nessuna utilità. I costi impressionante della corruzione, le tangenti, le lobbies come sanguisughe.

Non finisce qui, Equitalia è tornata alla grande.
Gli avvocati della Federcontribuenti concordano sull’affermare la strana procedura adottata da Equitalia nelle commissioni tributarie. L’agenzia di riscossione non fa iscrivere a giudizio i suoi avvocati lasciando ai giudici il compito di difendere la stessa obbligando i ricorrenti a subire le procedure esecutive. Non solo i legali di Equitalia non si iscrivono in giudizio, ma, non ricorrono in appello quando perdono la causa. Cosa significa? Sistematicamente le pretese di Equitalia vengono smontate per i vizi che le stesse portano con se’: errori di calcolo, prescrizione, vizi di notifica ed è per questo che non ricorrono mai in appello, per non perdere altro denaro. D’altro canto, come se si fosse inviata una informale circolare nelle varie commissioni, si lascia al giudice il compito di discutere le pretese tributarie di Equitalia con il legale del contribuente, cadendo in chiaro conflitto in quanto si viola l’imparzialità del giudicante che deve essere sempre sopra ogni sospetto. Tant’è che qualche nostro avvocato ha dovuto ricordare al giudice la possibilità di vedersi indicato presso il CSM per comportamento sospetto. Mentre, dopo la pausa fatta collimare con la propaganda politica, sono riprese tutte le procedure esecutive, anche quelle sospese, con gravi danni per i contribuenti. Veniamo all’impignorabilità della prima casa sancita nel decreto del fare del 22 giugno 2013. Interrogato dalla stessa Equitalia, il Ministero dell’Economia aveva disposto la non retroattività del decreto mettendo di fatto i contribuenti nella medesima situazione su posizioni diverse. Ebbene, un giudice del tribunale di Rovigo, incalzato dal legale del contribuente che dichiarava violato l’art. 3 della Costituzione e che la retroattività esiste negli altri diritti e che quindi doveva valere anche in questo caso, ha dato ragione al contribuente.