Depenalizzazione dell’omissione dell’Iva. I commenti di Bertin (Ascom Padova) e Di Stasio (Upi)

 

“Un atto di giustizia che finalmente libererebbe dalla spada di Damocle della denuncia penale migliaia di piccoli imprenditori alle prese con una crisi di dimensioni epocali che, diversamente, rischia di trasformare in delinquenti chi, semplicemente, non è in grado di pagare l’imposta o i contributi”.
Viene accolta con favore dal presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin, la notizia che l’Iva omessa non sarà più reato.
“Spero vivamente – aggiunge il presidente dell’Ascom – che la delega fiscale su cui stanno lavorando i tecnici del Governo distingua, finalmente, il grano dalla zizzania, ovvero distingua tra chi non dichiara nulla o si specializza nel produrre fatture false da chi, per difficoltà oggettive, dichiara tutto ma non può pagare”.
Sulla questione, che all’Ascom sperano trovi una risposta definitiva già nel corso dell’estate, è a disposizione l’ufficio tributario dell’Associazione per le informazioni del caso.

L’ha sempre sostenuto e adesso, che a livello di delega fiscale del governo, si fa sempre più probabile una depenalizzazione per gli omessi versamenti dell’Iva, Fabio Di Stasio, direttore di Artigianfidi e presidente dell’Upi, l’Unione Provinciale Imprese, non nasconde la sua soddisfazione.
“Abbiamo sempre sostenuto, anche con interventi diretti sui parlamentari – dichiara Di Stasio – che la lotta all’evasione va fatta nei confronti di chi evade realmente, cioè di chi falsifica le carte, non certo nei confronti di chi dichiara il suo debito nei confronti dell’erario, ma poi non riesce a pagarlo perchè in difficoltà a causa della crisi”.
La delega, così come si sta sviluppando l’iter, chiederebbe infatti di legare la punibilità ai “comportamenti fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e all’utilizzo di documentazione falsa”.
“Esattamente quello che andiamo sostenendo da anni – continua Di Stasio – ovvero che il fisco deve concentrarsi su chi intende frodare il fisco non su chi non è guidato da intenzioni fraudolente”.
Lo stesso discorso potrebbe applicarsi anche alle ritenute: i due casi sono intrecciati anche nella disciplina attuale che infatti applica ai mancati versamenti Iva le stesse pene previste per le ritenute, ovvero la reclusione da sei mesi a due anni quando il mancato versamento supera i 50mila euro per ogni anno d’imposta.
“Quello che mi sembra significativo – conclude il direttore di Artigianfidi – è che finalmente il fisco cominci a guardare alla realtà delle cose e, almeno in questo caso, non si accanisca nei confronti dei piccoli imprenditori che rimangono pur sempre gli unici che continuano, subito o nel tempo, in soluzione unica ma quasi sempre rateizzando il debito, a pagare. Perchè non sono certi i grandi crediti verso personaggi come Maradona quelli che consentono alle casse dello Stato di essereun po’ meno negative!”