La comunità monastica di Praglia, a cui a novembre il Tar aveva dato ragione nella “querelle” circa la costruzione di un casolare troppo vicino all’abbazia ieri ha fatto sentire la propria voce. A prendere posizione è stato lo stesso abate. Ricordiamo che l’autorizzazione era stata rilasciata dal Comune di Teolo, dall’Ente Parco Colli e dal Ministero per i beni e le attività culturali e permetteva di costruire un casolare poco distante dall’Abbazia benedettina.
“La comunità monastica di Praglia – si legge – ha semplicemente ritenuto di dover esercitare la propria responsabilità di tutela dell’edificio monumentale e del suo imprescindibile contesto paesaggistico, a difesa non di un proprio interesse privato, ma di un monumento culturale, storico, architettonico, paesaggistico che le è stato consegnato dalla storia e che è bene di tutti”. Non quindi una questione di interessi personali, come invece aveva attaccato il sindaco di Teolo, Lino Ravazzolo, che aveva anche difeso a spada tratta le concessioni rilasciate nel 2000 a Giovanni Sgarabottolo, imprenditore della zona, per costruire un agriturismo alle spalle dell’abbazia. E proprio il sindaco non viene risparmiato nelle tre pagine di nota, dove lo si accusa soprattutto di aver “ingaggiato una fantomatica battaglia a difesa dei presunti lesi diritti di un cittadino, senza aver minimamente cercato di interloquire con l’abbazia accusandola di “rigidità e isolamento dalla vita dei cittadini e dalla realtà del territorio”. “Perché non viene il dubbio – attacca il comunicato – che l’amministrazione comunale, come del resto l’Ente, abbia commesso in questo caso almeno un errore di valutazione rilasciando una concessione che non poteva essere rilasciata e ostinarsi a considerarla “regolare”?”. Sotto accusa da parte dei frati anche la presunta volontà di “delegittimare un provvedimento che fa rispettare la norma di legge che tutela un determinata area”.
“La comunità monastica di Praglia – si legge – ha semplicemente ritenuto di dover esercitare la propria responsabilità di tutela dell’edificio monumentale e del suo imprescindibile contesto paesaggistico, a difesa non di un proprio interesse privato, ma di un monumento culturale, storico, architettonico, paesaggistico che le è stato consegnato dalla storia e che è bene di tutti”. Non quindi una questione di interessi personali, come invece aveva attaccato il sindaco di Teolo, Lino Ravazzolo, che aveva anche difeso a spada tratta le concessioni rilasciate nel 2000 a Giovanni Sgarabottolo, imprenditore della zona, per costruire un agriturismo alle spalle dell’abbazia. E proprio il sindaco non viene risparmiato nelle tre pagine di nota, dove lo si accusa soprattutto di aver “ingaggiato una fantomatica battaglia a difesa dei presunti lesi diritti di un cittadino, senza aver minimamente cercato di interloquire con l’abbazia accusandola di “rigidità e isolamento dalla vita dei cittadini e dalla realtà del territorio”. “Perché non viene il dubbio – attacca il comunicato – che l’amministrazione comunale, come del resto l’Ente, abbia commesso in questo caso almeno un errore di valutazione rilasciando una concessione che non poteva essere rilasciata e ostinarsi a considerarla “regolare”?”. Sotto accusa da parte dei frati anche la presunta volontà di “delegittimare un provvedimento che fa rispettare la norma di legge che tutela un determinata area”.