Due o tre cose che Padova deve imparare dalla sua universita’

 

altE’ una bella storia quella che si conclude oggi con l’inaugurazione del Fiore, il grande complesso dove migliaia di studenti di biologia potranno studiare, fare ricerca, investire nella grande energia di questo secolo: la conoscenza. Di fronte sorge il complesso del nord Piovego. Dove fino a trent’anni fa c’erano il mercato coperto, i magazzini generali, le officine Rizzato adesso si studia, si crea innovazione. L’università ha sostituito le aziende storiche di Padova quali la Stanga, la Viscosa, in quella che è stata la prima zona industriale della Padova del boom economico. E insegna ai padovani che per mantenersi competitivi nello scenario nazionale ed europeo occorre investire in software (ieri il consiglio di amministrazione ha deliberato l’assunzione di oltre 50 nuovi docenti) ed hardware (appunto le nuove sedi) per far andare a pieni regimi il motore che ha fatto Padova un grande nome nel corso dei secoli. Qui di seguito un passaggio del discorso pronunciato dal rettore Giuseppe Zaccaria. Parole di grande equilibrio si parla dell’essenza della politica: mantenere le promesse e raggiungere gli obiettivi. Quali sono gli obiettivi di Padova e del suo sindaco? Il tempo lo dirà. Le parole del “sindaco” dell’università Zaccaria danno l’idea di un uomo soddisfatto dei risultati raggiunti, conscio che siamo tutti nani sulle spalle di giganti. Che nella dimensione pubblica fare tabula rasa significa innanzitutto lasciare dietro di sè macerie. Zaccaria non credo sia andato sempre d’accordo con i suoi predecessori, ma ha continuato una politica nata almeno all’epoca del rettore Muraro, se non in precedenza. Ed ha saputo fare squadra con le altre istituzioni, confrontarsi con la città. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Sarebbe tragico che ora la città non si confrontasse con la sua università. Un errore che Padova si chiudesse alle sfide della scuola medica ad esempio. Sarebbe come segare il ramo su cui si è seduti.

Queste le parole del rettore Zaccaria:
La cerimonia di oggi rappresenta il terzo, eccezionale successo di quest’intenso mese di settembre, ricco di grandi soddisfazioni per il nostro Ateneo. Dopo l’apertura al pubblico del Giardino della Biodiversità, le nuove serre che si affiancano all’Orto cinquecentesco, creando un complesso unico in Europa, che coniuga perfettamente il rispetto dell’identità storica e le soluzioni tecnologicamente più avanzate, dopo l’apertura del Museo Bernardi, piccolo scrigno dedicato al pioniere dell’automobile in Italia e nel mondo, è il momento dell’inaugurazione del Fiore di Botta. Un’opera per la quale l’intera Università ha investito il massimo impegno, non solo finanziario, ma di risorse, competenze e passione per arrivare oggi a questo taglio del nastro. In un periodo in cui portare a termine grandi opere è sempre più difficile- basti pensare, per rimanere in città, a vicende, in cui tanto si è parlato e nulla fino ad oggi si è realizzato, come quelle dell’Auditorium, del Centro Congressi, per non dire, anche se si tratta di caso certamente diverso, del nuovo Policlinico – l’Università di Padova può rivendicare con orgoglio di mantenere le promesse e di raggiungere con coerenza i propri obiettivi.