Sono quasi 10.000 i clienti dei supermercati Alì, dei Centri Alìper e delle profumeria Unix che quest’anno hanno scelto di mettere Medici con l’Africa Cuamm al centro della loro “spesa”. Per la precisione 9.559 persone che hanno rinunciato a oggetti per la cucina o il bagno, buoni ingresso e buoni sconto, destinando invece il ricavato della loro raccolta punti alle mamme e ai bambini di Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda. Alì, come di consueto, ha raddoppiato ciascuna donazione, portando il totale a 19.118 euro.
A che cosa saranno destinate nel concreto queste risorse? “La solidarietà fa buon sangue” è lo slogan del progetto. L’obiettivo è garantire la disponibilità di sangue sicuro a bambini e donne in gravidanza nei 4 ospedali dove è attivo il programma “Prima le mamme e i bambini”. Ovunque nel mondo la donazione del sangue è un gesto d’amore; in Africa non è mai scontato perché spesso mancano donatori disponibili, strumenti per testare il sangue raccolto o presidi per conservarlo. Accade così che un’emorragia provochi, con drammatica facilità, la morte di una giovane mamma o di un bambino colpito da malaria. Negli ospedali africani infatti il 60-80% delle trasfusioni salvavita sono destinate ai bambini, soprattutto per curare la malaria e alle donne, specie per far fronte a emergenze ostetriche. Per garantire una trasfusione sicura è necessario presidiare tutte le componenti del ciclo trasfusionale, dalla formazione di medici e infermieri locali sulla corretta gestione delle trasfusioni, al coinvolgimento delle scuole e autorità per incentivare sempre più persone alla donazione, fino a garantire la presenza in ogni ospedale di attrezzature per eseguire i test sul sangue raccolto e di strutture per conservarlo adeguatamente.
«Solo un anno fa la banca del sangue qui a Wolisso non esisteva ancora, al suo posto c’era solo un edificio vuoto – dichiara Arianna Bortolani, internista Cuamm all’ospedale di Wolisso Poi a settembre l’inaugurazione, l’inizio delle attività e con esse anche delle prime difficoltà: senza il generatore, dovevamo trasportare tutte le sacche nel frigorifero dell’ospedale ogni volta che saltava la luce (praticamente ogni giorno). E i donatori? Neanche i familiari più stretti a volte accettano di donare sangue ai loro cari. Manca ancora la cultura della donazione, sostituita al contrario dai pregiudizi più strani sui rischi per il donatore: diventare pazzo, non riuscire ad avere figli. La strada è ancora lunga, certo, ma è emozionante vedere i primi risultati del lavoro di sensibilizzazione, educazione e promozione nelle scuole e nei luoghi di aggregazione».
Questo testimonianza che arriva dall’Ospedale di Wolisso fornisce un’idea molto precisa del lavoro che c’è da fare e che grazie al contributo dei clienti Alì e al coinvolgimento di Avis verrà potenziato in Etiopia e si estenderà agli altri tre ospedali. «Il fabbisogno totale stimato nei 4 ospedali è di 3.000 donazioni all’anno – dichiara don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm – . Di queste 1.800 circa riguardano le emergenze ostetriche. Ad Alì e Avis, e a tutti i clienti Alì, va la nostra riconoscenza e gratitudine. Saper tante persone capaci di guardare fuori dai nostri confini, in questi tempi in cui siamo ripiegati su noi stessi, è un segnale che conforta e ci sprona a fare sempre di più».
«Anche quest’anno il nostro Gruppo non ha voluto far mancare il proprio sostegno ad un progetto così importante – afferma Marco Canella, Responsabile Finanziario di Alì S.p.A. Siamo contenti di aiutare due realtà riconosciute e radicate come Cuamm e Avis e vogliamo innanzitutto ringraziare i nostri clienti che continuano a credere a questa missione devolvendo i punti della loro Carta Fedeltà. Convinti che insieme si possa fare molto anche per la donazione di sangue sicuro in Africa, in Gruppo Alì non farà mancare il suo piccolo contributo, certo che iniziative come questa possano migliorare la vita di tante persone che hanno bisogno”.
«Il contributo di Avis è per lo più finalizzato alla creazione di un’organizzazione locale che sia in grado di sostenere l’opera di informazione, sensibilizzazione e formazione nei confronti dei donatori di sangue locali – sottolinea Gino Foffano, presidente Avis Regionale del Veneto. Sappiano che è un compito non facile, non di immediata realizzazione, ma non impossibile.
Esperienze simili sono già in atto, con Avis capofila, nei Paesi dell’America Latina. Oltre all’indispensabile supporto tecnico e logistico che il progetto prevede, il compito specifico di Avis è quello di formare dei partners sul territorio che sappiano gestire l’intero processo organizzativo che il sistema trasfusionale richiede. La raccolta fondi di Avis Regionale Veneto continua fino a dicembre».