Abbiamo molto da imparare dal Sud Africa. E mica solo per quanto riguarda il rugby. Tra un mese allo stadio Euganeo arriveranno gli Springbocks. Peccato che Nelson Mandela non ci sia più, sarebbe stato bellissimo averlo a Padova, potersi far contagiare dalla sua grande anima, in un tempo in cui uomini miserabili agitano le peggiori paure dei più sciocchi.
Sarebbe bellissimo che la sera prima in qualche cinema di Padova si proiettasse “Invictus”. Un film che racconta di come anche il rugby sia sevito per far rimarginare le ferite di un popolo, quello sudafricano, lacerato dall’idiozia dell’apartheid. Massimo Bitonci ha firmato l’annunciata ordinanza per vietare la dimora a Padova di tutti gli africani sprovvisti di un attestato medico. “Chi viene dall’Africa deve avere un certificato medico” dice in questo video Massimo Bitonci. Cosa debba contenere questo certificato medico Bitoncisololosa. Mi piacerebbe che quella sera anche Massimo Bitonci fosse presente in sala a vedere la storia di Madiba e del capitano del Sudafrica François Pienaar. E spiegasse in maniera convincente che il “danno ovviamente fastidio” dell’assessore Maurizio Saia (clicca per vedere l’intervista) nel vedere africani seduti davanti alla sala scommesse di piazzale della stazione cittadini che, letteralmente, “non sono cittadini normali”, non è discriminazione. Mi piacerebbe che Invictus possa commuovere anche il sindaco leghista Bitonci, già giocatore di rugby e spesso ancora arbitro nei tornei dei piccini. Nelson Mandela è stato un grande uomo: forse attraverso la sua storia portata in video da Clint Eastwood, anche chi è leghista compagno di partito di Borghezio, potrebbe provare qualcosa. Mi piace pensare che persino i collaboratori più stretti del sindaco reputino questa cosa dell’ordinanza una cazzata. Mi scusi signor sindaco per il tono, questo articolo se mai arriverà all’attenzione della sua vista, le risulterà forse un ennesimo esempio di letteratura della negritudine, contro cui lei ha sfilato con tanto di striscione.
Nelson “Madiba” Mandela dovette aspettare 27 anni dietro le sbarre che il suo Paese capisse quanto idiota sia trattare i neri come se fossero persone inferiori ai bianchi, non fossero cittadini normali come dice l’assessore Saia. Spero che alla mia città, la città dove è stato fondato il Cuamm e dove vivono persone straordinarie come il professore Mario Angi, presidente della Cbm Italia, bastino cinque anni per vaccinarsi contro una malattia pericolosissima che fa più vittime dell’Ebola: l’egoismo che trasforma agli occhi della persona malvagia gli uomini in “degrado” e tutti gli africani potenziali portatori di chissà quale contagio.
Alberto Gottardo