Riceviamo e pubblichiamo:
“Si avvicina l’ora del De Profundis per le politiche sociali in Italia. Leggendo i numeri della finanziaria 2009, non solo mi sconcerta e preoccupa che il Governo ha tagliato del 40 per cento i fondi dal 2008 al 2009. Ma quel che è peggio è che, stando alla programmazione triennale, nel 2010 alle Regioni andranno poco più di settecento milioni di euro contro i due miliardi del 2008 e il miliardo e mezzo del 2009. Di questi fondi quello ridotto più drasticamente è il Fondo nazionale per le politiche sociali passato in pochi anni da 1 miliardo di euro a poco più di 300 milioni nel 2010. E sempre nel 2010 sarà di 0 euro il fondo nazionale per la non autosufficienza!”. Antonio De Poli, portavoce nazionale UDC lancia l’allarme confrontando i dati sulla riduzione dei trasferimenti statali alle regioni, come illustrati nelle tabelle allegate alla Finanziaria statale (e riportati nella tabella illustrata qui sotto). “Lancio un appello che non vuole avere colore politico, ma valori di appartenenza, che si rivolge a chi sente la responsabilità di non portare alla paralisi i servizi sociali in tutte le regioni italiane, prima che sia irreparabilmente troppo tardi. Il rischio è quello di effetti devastanti sulla rete del welfare che riguarda le persone più deboli. Mi riferisco in modo particolare alle reti di servizi che in Italia riguardano 2 milioni e 800 mila persone non autosufficienti anziani e disabili, delle quali 300 mila ospiti presso istituti, i servizi per oltre 2 milioni di bambini da 0 a 3 anni, le attività a favore dei giovani, le azioni per la prevenzione ed il recupero nell’ambito della tossicodipendenza. In sintesi andrà in crisi la rete degli strumenti pazientemente messi in campo dalle regioni, alle quali la Costituzione attribuisce la competenza esclusiva nell’ambito sociale, a difesa, sostegno e protezione delle persone in situazione di maggiore difficoltà.” “L’ubriacatura sorda e populistica che ha generato interventi spot come la social card, della quale sinora abbiamo conosciuto esclusivamente i difetti, è arrivata al capolinea – prosegue De Poli – Il Governo, numeri alla mano, deve prendere coscienza che l’emergenza non è prevenire la bancarotta dei Comuni di Roma, Catania o Palermo, ma evitare che in bancarotta finiscano centinaia di migliaia di famiglie. E ciò avverrà presto se lo Stato anziché dare risposte concrete chiuderà definitivamente, come appare annunciato, anche le fonti di sostentamento di servizi che finora hanno funzionato”. “Il Governo ci sta abituando ai paradossi. Mantiene gli studi di settore quando le imprese e la stessa crisi economica mondiale suggerirebbero di eliminarli. Premia le amministrazioni che non funzionano e taglia le risorse laddove invece i servizi ci sono e funzionano, e soprattutto sono rivolti alle persone e alle famiglie. Se il Ministro Tremonti pensa di far quadrare così i conti pubblici, gli vorrei chiedere se lui ritiene che siano i cittadini al servizio dello Stato o se è lo Stato quello che deve essere al servizio dei cittadini. E a chi oggi ci vuol far credere che il federalismo sarà la panacea di tutti i mali, vorrei che spiegasse alle famiglie per quanto tempo e in che modo dovranno tirare la cinghia, e soprattutto in che modo lo Stato intende destinare il prelievo fiscale che nel frattempo comunque non è affatto diminuito”.
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