Era nato in anni in cui essere disabile voleva dire essere “disgraziati”, o comunque destinati a una vita ai margini. Ed invece Franco Bomprezzi, 62 anni, ha avuto una vita piena, da protagonista. L’ho letto moltissime volte sui giornali e in internet. Ho comperato un suo libro “Io sono così”, in cui racconta come si vivesse uno svedese, alto un metro e 80, biondo e con gli occhi azzurri, in un corpo che non gli ha impedito di essere un grande. E che grande persona fosse l’ho capito quando l’ho incontrato l’anno scorso: gentile, spiritoso ed intelligente nelle analisi. Che fortunati sono stati quelli che hanno potuto lavorare con una persona così. Ne parlava sempre con affetto Aldo Comello che con lui ha lavorato al Resto del Carlino ed al Mattino di Padova. Io l’ho conosciuto solo attraverso quello che scriveva. “Ed allora mi conosci – mi ha spiegato una sera dell’anno scorso a Padova – perchè se in quello che scrivi non metti tutto te stesso, allora imbratti solo carta”. Ed allora ti do del tu, e ti saluto Franco, sarà proprio triste non leggerti più.
Alberto Gottardo