Sa che sarà un auspicio che non verrà accolto, ma ci prova lo stesso. “L’unica cosa di cui non abbiamo bisogno – dichiara il presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin – è del rimpallo delle responsabilità.
Invece l’unica cosa che dobbiamo fare, dopo che abbiamo letto l’indagine sulla ‘Qualità della vita 2014’ condotta dall’università La Sapienza di Roma per Italia Oggi, che ci colloca in 25^ posizione, ma più ancora che ci fa uscire dal primo gruppo, è compiere un serio esame di coscienza”.
Ed un serio esame, secondo il presidente dell’Ascom, non può esimersi né dai confronti né dalle proposte. Cominciamo dai primi.
“E’ significativo – commenta Bertin – che a fronte del nostro risultato negativo ci siano province contermini come Treviso che si piazza al quarto posto, Vicenza (settima), Verona (nona) e Belluno (dodicesima). Se consideriamo che in vetta ci sono le due province autonome di Trento e Bolzano che, proprio per la loro autonomia godono di un vantaggio competitivo difficilmente intaccabile, vuol dire che talune province venete sono al top senza particolari “aiutini”, cosa che, evidentemente, non si può dire di Padova”.
D’accordo: queste indagini (sia questa di Italia Oggi che quella, recente, del Sole 24 Ore) si basano su parametri comunque soggettivi che, magari, trovano il tempo che trovano, ma rappresentano comunque un segnale che va colto.
“Qualità – continua il presidente dell’Ascom – significa fare delle scelte e Padova, in questo momento, non le sta facendo. Troppi temi sono “tra color che son sospesi”: ospedale, centro congressi, fiera, alta velocità, zip e auditorium”.
Ed è su quest’ultimo che il presidente dell’Ascom si sofferma per cogliere al volo la palla che viene rilanciata da Intesa Sanpaolo sulla possibilità di fare di Palazzo Foscarini, la ex sede della tesoreria della Cassa di Risparmio, in piazza Eremitani, la sede dell’auditorium.
“Volerlo unificare con il centro congressi – puntualizza Bertin – comporterà un allungamento dei tempi (non sarà infatti possibile variare l’appalto) che potrebbe significare la perdita di una grande opportunità per ciò che i congressi possono significare per l’indotto anche turistico. Indotto turistico che si alimenta anche con una cittadella della musica che, stante la disponibilità dell’istituto di credito, diventa a questo punto un plus al quale non sarebbe produttivo rinunciare”.
Due fattori spingono Bertin su questa linea: da un lato i dati relativi all’afflusso di visitatori alle grandi mostre andate in scena in questi mesi in Italia, dall’altro la location di piazza Eremitani.
“A Bologna per Vermeer – spiega Bertin – si sono scomodati in 350 mila, ma ben 210 mila sono andati a Verona per Monet che, nella breve tappa fatta a Vicenza, ha collezionato altri 155 mila visitatori. Segno evidente che “con la cultura si mangia” purchè la cultura venga proposta con un progetto degno di questo nome.
Circa invece piazza Eremitani, dobbiamo far tesoro dell’esperienza di questi giorni del Villaggio di Babbo Natale (ora della Befana) che ha suggellato la bontà dell’intuizione di fare di via Porciglia, collegata con i parcheggi ex Cledca e Boschetti, l’accesso privilegiato al centro storico cittadino”.
Serve dunque decidere.
“Per questo – conclude Bertin – propongo all’amministrazione comunale, alle categorie economiche che vogliono partecipare da protagoniste allo sviluppo del nostro territorio, al mondo della cultura e all’università un incontro, meglio se già calendarizzato subito dopo le festività, per dirci sinceramentecosa intendiamo fare per ridare a Padova quel ruolo e quella posizione che, non decidendo, è giocoforza che andremo a perdere sempre di più”.