Si chiamano carri allegorici. E stavolta davvero la sfilata carnevalesca è stata l’allegoria del rapporto che stanno avendo l’amministrazione comunale e la città. Chiamati figuranti e carri da tutto il Veneto, un migliaio di persone circa, la sfilata è diventata una delle pagine più surreali e tristi della storia carnevalesca padovana. Ad aspettarli non c’erano forse nemmeno cento persone. Colpa della pioggerellina di ieri sera, si dirà sottovalutando l’episodio. Ed invece credo che mai come in questo caso, il carnevale possa essere caleidoscopica rappresentazione di una città che ha già girato le spalle a chi, fino a qualche mese fa, era acclamato come il risolutore di tutti i problemi. E che non ha saputo nemmeno riaprire i bar fino alle 3 di notte come promesso. Tra poco più di cento giorni sarà già un anno che a guidare la città c’è l’ex sindaco di Cittadella. E siamo già all’indifferenza manifesta da parte della città verso le iniziative proposte da palazzo Moroni. Il sindaco di tutti ormai ha diradato successo e frequenza degli incontri con i cittadini dei quartieri. Per entrare a Palazzo Moroni da domani si dovrà chiedere permesso, Amnesty international è stata sfrattata nella sala più periferica che ci possa essere. All’Arcella, lamentano, non si è più visto nessuno. Le troppe promesse paralizzano qualsiasi scelta in tema di consigli di quartiere. (Ah, giusto per curiosità, questo è il programma delle animazioni carnevalesche nei quartieri ideata dall’amministrazione che aveva promesso che ogni quartiere sarebbe diventato centrale: galani e frittelle per gli over ottantenni a parte, pare di scorgere davvero poco clicca il link). La sicurezza, il grande cavallo di battaglia, a guardare cronache e numeri dei reati, appare ancora una chimera. Dietro la cortina fumogena dei crocifissi e delle ordinanze anti ebola, rimane lo zero delle nuove opere: nemmeno il centro congressi, ingarbugliato dal no all’Auditorium di piazza Eremitani, è partito. Eppure era tutto pronto, bastava lasciar andare. Eppure nemmeno quello andava bene, ma ora si rischia che il sindaco che doveva cambiare Padova dimostri, a causa di una visione sterile oltre ai no della città, di passare alla storia per quello che l’ha bloccata, facendola tornare indietro di vent’anni, quando appunto giravano ancora i carri allegorici in città. Dopo l’affossamento di tutti i progetti già nel cassetto, con tanto di finanziamenti allegati, cestinati perchè ideati dalle precedenti amministrazioni, cosà spiegherà Massimo Bitonci di aver fatto per il bene della città? L’indifferenza, il buio e il silenzio al passaggio dei carri allegorici, potrebbe essere la rappresentazione della fine di una infatuazione che la metà dei votanti di poco meno di un anno fa hanno manifestato verso il sindaco venuto da fuori per liberare i padovani da tutte le loro paure. Le promesse fatte erano state tantissime, i risultati che il sindaco potrà rivendicare a giugno rischiano di essere poco più di zero. O forse è solo uno scherzo di carnevale.
Alberto Gottardo