Questa mattina assieme al giornalista Edoardo Di Lorenzo di Agorà sono stato alla casa dei diritti don Gallo, la palazzina verde di via Venezia, occupata da più di un anno dagli attivisti di Razzismo stop. Lì vivono una settantina di persone, quasi tutti con meno di 30 anni. Abbiamo parlato con Seth, 26 anni, che in Italia non voleva nemmeno venirci. Costretto a salire su un barcone, mandato contro l’Italia dal regime morente di Gheddafi come ripicca contro l’operazione militare che ha restituito un paese in mano alle bande tribali ed ora anche nel mirino dell’Isis. Ho parlato con altri ragazzi africani che vivono a Padova raccattando elettrodomestici usati, vestiti, ritirando i carrelli della spesa fuori dai supermercati. Alcuni vorrebbero tornare nel Paese d’origine. Altri hanno imparato a riparare le biciclette. Tutti hanno la speranza di trovare una propria via per costruirsi un futuro migliore di quello che può essere garantito in una palazzina tenuta in maniera decorosa dalla settantina di persone che vi abitano.
In un anno e mezzo uno solo di questi è finito nei guai con la giustizia. Un indice di criminosità parecchio più basso, per fare un esempio, dell’ultima giunta e consiglio regionale guidati da quei leghisti. Certo è più facile parlare a quella parte dei padovani che sono impauriti dai bollettini giornalieri di arrivi di profughi, in una difficile distinzione tra profughi, clandestini, immigrati, delinquenti, buttati tutti nello stesso calderone anche perchè nella notte della ragione, tutte le vacche sono nere, figuriamoci se a essere neri sono anche i ragazzi ospiti della casa don Gallo. Dice Bitonci che “molti sono criminali”. Riferendosi ai migranti che arrivano in Itaia in fuga dalla guerra, dalle carestie, da un’Africa che noi europei abbiamo spolpato per secoli ed incasinato con una politica estera a volte davvero, quella sì, criminale. Ed allora in un Veneto in cui si va a votare dopo lo scandalo di Galan e Chisso, ladri di milioni di euro pubblici e a piede libero, fa comodo ritrarre quei giovani in cerca di un futuro migliore come potenziali criminali. In fondo è la stessa tecnica di Gheddafi: si usano i profughi per il proprio comodo. Armi di distrazione di massa.
A me piacerebbe che il sindaco Bitonci si sedesse sul materasso dove dorme Seth, ci parlasse cinque minuti guardandolo negli occhi. Forse proverebbe un po’ di vergogna. Sono sicuro, che in fondo il sindaco è una persona dalla grande umanità. E sono sicuro che non mentiva quando ha detto nel suo primo e più importante discorso pubblico: “Antonio fu un uomo arrivato da lontano, che scelse la nostra città e le donò tutto se stesso. Ricordandolo, ricordiamoci di mantenere sempre aperti il nostro cuore e, con esso, le porte di Padova”. Certo i ragazzi della casa dei diritti don Gallo non sono tutti santi. E probabilmente la risposta che sanno dare i volontari di Razzismo stop non è la migliore possibile. Ma è una delle poche concrete. Quello che si diceva “il sindaco di tutti” ha un compito istituzionale preciso: dica Bitonci oltre agli slogan: cosa ha intenzione di fare per questi rifugiati?
Alberto Gottardo