Le dimissioni di Ivo Rossi: il coraggio di voltare pagina. Onorato di aver lavorato per una politica per bene

 

Ho aspettato qualche giorno per scrivere qualcosa, dopo che venerdì pomeriggio Ivo Rossi ha annunciato le sue dimissioni da consigliere comunale. Si chiude per me una avventura iniziata giusto due anni fa, quando Flavio Zanonato divenne ministro e Ivo Rossi venne chiamato a guidare la macchina comunale nell’ultimo anno prima delle elezioni. E lui chiamò me al suo fianco. Ne abbiamo passate tante durante quei 14 mesi. Abbiamo perso le elezioni, ma credo che le righe che seguono, che sono la riflessione di Ivo Rossi, testimoniano come non sia stata sconfitta l’idea di città che veniva proposta. Di questo sono sempre più convinto anche alla luce della prova che ha saputo dare di sè l’attuale maggioranza. Padova poteva essere guidata da una persona come Ivo Rossi, una persona onesta, per bene e con una visione lungimirante della politica. Padova gli ha detto di no, probabilmente anche per errori e colpe non direttamente sue. Io sono orgoglioso di aver lavorato a testa bassa per un anno al suo fianco. Sono sicuro che il tempo ci darà ragione. Un’altra persona per bene, Enrico Letta, si è dimesso proprio in questi giorni. Io credo che certe coincidenze non siano coincidenze. In bocca al lupo e grazie Ivo, amico mio.

Alberto Gottardo

Queste le prime righe della riflessione di Ivo Rossi:

Cari amici, ringrazio tutti voi per le parole che avete voluto esprimermi e per i giudizi, per certi aspetti davvero generosi, che avete manifestato. Quella che, in coscienza, ho ritenuto di dover assumere è stata una delle decisioni più difficili che mi sia capitata perché non riguardava solo me stesso, ma non potevo trascinare una situazione che avvertivo come poco rispettosa verso le esigenze di rappresentare i bisogni e le aspettative di tante persone che mi hanno espresso fiducia solo un anno fa.
Ragioni lavorative mi portano fuori città per buona parte della settimana rendendo problematico un impegno che invece esige dedizione, presenza, studio, impegno diuturno, e relazione con le persone e la tante articolazioni sociali della città. Mantenere un impegno solo di facciata non mi appartiene. Non è stato per me facile: più mi avvicinavo al momento della decisione, più sentivo quanto questa non riguardasse solo me, ma anche le tante persone conosciute in questi anni, i tanti amici con cui abbiamo fatto un lungo cammino, le speranze che abbiamo insieme coltivato, l’amore per la città che abbiamo sempre posto al centro del mio e del nostro impegno comune. L’impegno civile ha rappresentato un tratto essenziale della mia vita: dai primi passi in Consiglio comunale negli anni ’80, all’impegno in Consiglio Regionale e, certamente la parte più affascinante, la responsabilità di governo degli ultimi dieci anni. Un impegno sempre condiviso con tanti amici, coltivando assieme ad altri un’idea di futuro della città. L’amicizia che si è creata con moltissime persone è stata una molla in più per affrontare le difficoltà e gli impegni, e l’amicizia mi auguro torni sempre di più ad occupare le stanze anche delle nostre sedi, condizione per pensare alla città futura che, non dimentichiamolo, è abitata da donne e uomini verso cui va il nostro impegno. E’ per me inconcepibile pensare ai partiti, come talvolta si vede serpeggiare, come strutture di franchising in cui l’uso del marchio appare estraneo ad una idea alta della comunita politica a cui si appartiene.
Continuerò a occuparmi della nostra città in altri modi. L’impegno politico non è solo rappresentanza o ruoli di primo piano. Lo testimoniano le tante persone che mettono il loro tempo e la loro passione al servizio di una causa, di un’idea di società. In questo senso non verrà meno il contributo che potrò dare. Lascio, sapendo che in Consiglio comunale c’è un gruppo abbastanza giovane, che avrà dunque bisogno di farsi le ossa, ma che sarà in grado di costruire quella alternativa che la città si merita.
In questi anni ho sempre pensato che, passata la durezza delle campagne elettorali fosse necessario unire la città, offrire rappresentanza anche a chi non ti ha votato. Includere e non escludere è essenziale, tanto più in società complesse come la nostra, fondamentale per poter attingere alle tante sensibilità e competenze che una città articolata è in grado di offrire. Vedo purtroppo prevalere una permanente logica di scontro messa in atto da chi ha assunto 10 mesi fa il governo della città. Gli avversari sembrano diventati nemici da stroncare, da cancellare, da svillaneggiare, da dileggiare. Sembra venuto completamente meno il rispetto, non solo verso le idee degli altri, ma anche verso le persone che la pensano in modo diverso da te.
Altri tempi quelli in cui, dopo il confronto, a volte duro, del dibattito consiliare, ci si ritrovava a cena continuando un dialogo appassionato in cui il rispetto umano per le idee e per le persone era essenziale. Quella era una stagione in cui la competizione con l’avversario politico avveniva su un terreno più alto, su chi riusciva ad interpretare una visione ed una capacità realizzativa superiore. Insomma, una sfida a chi faceva meglio assumendo la città e la sua istituzione come “casa comune”. Oggi, anche fisicamente, il Comune si è chiuso in una dimensione altra, separata.
Questo cambio, oserei dire ‘antropologico’, del fare politica nella nostra città, finisce per impoverirla, per irrigidire le posizioni, per rendere sterile e quasi inutile il confronto. Rischia di escluderla sempre più dai circuiti nazionali ed europei.
Vedo prevalere una politica ‘contro’. Contro chi c’era prima, contro il governo, contro l’Europa…
Altri tempi quelli in cui, pur essendo consapevoli delle nostre forze, ma con l’orgoglio delle nostre potenzialità cercavamo di pensare ad una città che doveva giocare nel grande campionato nazionale di serie A per potersi giocare la Champions della competizione europea.
Oggi, invece, vedo prevalere l’atteggiamento del ragazzino che non riuscendo a giocare il campionato che conta, prende la palla e scappa dal campo per giocare fra quattro amici il campionato minore, quello di chi non ha ambizioni e sa solo parlare male degli altri e fa della denuncia dei problemi uno stile in cui la soluzione è irrilevante.
Certamente in questi anni ho fatto molti errori e ne sento il peso che nessuno potrà alleviare. Penso però di aver cercato di fare il mio dovere, fornendo il massimo impegno non solo nel fare, ma nell’immaginare come questa nostra città e la sua comunità possano svolgere un ruolo anche in futuro per poter promuovere il benessere dei suoi cittadini. Un impegno che, posso dire con orgoglio, non ci ha fatto tenere le mani in tasca per non sporcarle. Ci siamo immersi nel ‘fare’, senza sconti per nessuno, senza che mai nessuno possa aver sollevato neppure il più tenue venticello. E in tempi in cui la politica è purtroppo attraversata da lestofanti, avventurieri e piccole bande organizzate, anche questo è per me motivo di normalità, di chi considera l’onesta un ‘a priori’.
A distanza di dieci mesi (non voglio con questo sostituirmi all’unico giudice riconosciuto nel dare il giudizio definitivo), mi pare però che i problemi siano rimasti gli stessi. Lo smarrimento della nostra comunità non mi pare sia diverso da allora. La paura e l’insicurezza, su cui sarà necessario un approccio rigoroso che usi un linguaggio di verità, non solo non sono venuti meno, ma alimentano un clima di chiusura che non trova riscontri simili in Italia, anche a fronte di problemi più gravi.
Probabilmente è cambiato il racconto, è diventato un racconto “contro”, che per il momento nasconde il fallimento delle facili promesse e delle gratuite scorciatoie.
Quella che è cambiata, questo sì in modo netto, è la visione, la prospettiva della città. Cancellata la possibilità e il finanziamento per una nuova linea di Tram in grado di continuare sulla strada di una mobilità sostenibile di stampo europeo. Cancellato l’auditorium in piazza Eremitani su cui c’era la disponibilità del gruppo Intesa san Paolo e della Fondazione Cassa di Risparmio. Per non parlare del Centro Congressi che è avvolto dalle nebbie nonostante la gara fosse stata completata durante il mio mandato. Il nuovo Ospedale (a proposito della serietà di Zaia che il 23 luglio 2013 aveva sottoscritto con il Comune, l’Università e la Provincia un accordo di programma per farlo…) è finito sul binario morto che rischia di far deragliare l’intera sanità padovana e i cui danni già si avvertono. Si potrebbe continuare ancora senza che si possa registrare alcun fatto significativo, a meno che non si consideri decisiva per Padova la rotatoria della Stanga al cui progetto avevo lavorato rimandando l’esecuzione a dopo le elezioni, per evidenti motivi.
Insomma, il quadro obbliga tutti noi, chi per responsabilità istituzionali, chi per la passione civile che lo muove, a rimetterci in cammino affinché il futuro che Matteo Renzi e Alessandra Moretti cercano di interpretare per l’Italia e la nostra regione, possano trovare anche a Padova interpreti adeguati.
Per quanto potrò, il mio impegno non mancherà anche in futuro.
Oggi intanto vi ringrazio tutti per la straordinaria opportunità che mi è stata offerta in questi anni. Per l’avventura umana che mi è stata data da vivere assieme a tante persone, che faranno parte anche domani di un gruppo con cui continuare a immaginare e a costruire il nostro futuro.
Grazie a tutti e un abbraccio
Ivo Rossi
Padova 19 aprile 2015