Dopo l’approvazione da parte del Senato della legge sulla Buona Scuola accompagnata da colorite e plateali contestazioni da parte dell’opposizione, ma soprattutto da scioperi degli scrutini di fine anno scolastico e dal rifiuto del decreto da parte di molti insegnanti, penso sia opportuno ascoltare anche qualche voce “altra” su questo importante provvedimento. Non dimentichiamo che 4 anni fa alla scuola, dal trio Berlusconi-Tremonti-Gelmini, furono tagliati 8 miliardi di euro, aumentato il numero di alunni per classe e ridotte il numero di ore di insegnamento con una rivoluzione delle cattedre. Ora c’è un investimento di 3 miliardi, per i docenti si è stabilito un fondo per le attività aggiuntive di 200 milioni, ad ogni docente viene assegnata una card con 500 euro da spendere per la formazione (qualcuno dice che sono pochi, io dico che sono molti rispetto allo zero attuale…): penso che tutto ciò sia un bene per gli alunni e per gli insegnanti. Poi, nell’ambito dell’autonomia scolastica già in vigore, la contestata proposta del “preside sceriffo” nella scelta degli insegnanti , come sappiamo, è stata modificata (ricordiamo il famoso concorsone proposto da Berlinguer: sonoramente bocciato!). Il preside non sarà più da solo a decidere e a fare le sue considerazioni sul docente che dovrà prendere servizio nella scuola da lui diretta, ma accompagnato da una commissione costituita da un genitore, un alunno e da altri docenti. Il timore degli insegnati è nel farsi “giudicare” da un genitore, da un alunno e , peggio, da altri colleghi ? Può questa commissione riconoscere la professionalità del docente ed essere contemporaneamente libera da pregiudizi nella scelta e non condizionata da chissà quali interessi personali? Io credo che ogni componente dovrà fare la propria parte senza invadere quella altrui, anche con l’acquisizione di una certa autorevolezza, soprattutto nel gruppo docente visto che genitori ed alunni possono cambiare più rapidamente. Naturalmente compiti e criteri di valutazione della commissione dovranno esseri chiari. Così come succede in altre parti d’Europa, per esempio in Olanda. Credo, tra l’altro, che la professionalità docente non si misuri solo da un punteggio necessario ad occupare un posto in una graduatoria come succede ora, magari sostenuto da questioni personali, che hanno il loro valore ma nulla aggiungono alla professionalità dell’insegnante. Penso che quest’ultima derivi soprattutto dall’esperienza che ogni decente porta con sé e che in qualche modo deve essere valutata perché, ritengo, sia cosa buona soprattutto per gli insegnanti che lavorano bene per la scuola, hanno proposte innovative per gli alunni, e sono talvolta invisi da chi ama più la tranquilla e garantita conservazione. Aggiungo che, tra l’altro, genitori ed alunni fanno già parte di alcuni organismi scolastici: sono nel Consiglio d’Istituto presieduto da un genitore, assieme ad insegnanti e preside. E tutti hanno diritto di voto. Genitori ed alunni sono nei consigli di classe e possono dire la loro anche sulla scelta dei libri di testo proposti dai docenti. E questo dal 1974, sempre uguale (sic!). Il problema è la preparazione dei presidi a questa nuova funzione, la loro capacità di governare i processi e a loro si dovrà chiedere di rendere conto ai livelli superiori. Preparazione, professionalità, capacità, valorizzazione del merito per insegnanti e dirigenti senza abusi né eccessi. Poi la questione delle assunzioni. Sappiamo dei 101.700 assunti da settembre ai quali si aggiungeranno gli idonei all’ultimo concorso. I primi assunti sono insegnanti precari da anni, docenti che hanno anche più di 50 anni e che aspettano l’immissione in ruolo da più di venti anni. Penso, o almeno lo spero, che questi ultimi non vedano l’ora di godere di una certa tranquillità prima della pensione. Tra costoro, come tra gli altri,ci sono docenti bravi e altri meno, ma verranno tutti assunti ritenendo che abbiano acquisito una “certa professionalità” data dal numero di anni di insegnamento. Dovranno essere assunti anche gli altri docenti presenti in altre fasce? Bisogna cercare di capire che chi è in “terza fascia”, spesso ha insegnato per brevi periodi perché nella vita ha deciso di fare altro. Io credo sia giusto, per questi, partecipare, se lo vorranno, ad un concorso che si svolgerà con regolarità per andare ad integrare l’organico provinciale mancante. Quindi, basta infinite e snervanti graduatorie e attese incerte. Infine, ma ci sarebbe molto altro da dire, l’alternanza scuola-lavoro per gli alunni. Oggi in alcune scuole superiori già si svolge, in quasi tutte le altre ci sono gli stage aziendali estivi. Migliorare il contatto col mondo del lavoro credo sia un bene per l’allievo e non è una svendita della cultura e della formazione. Abbiamo bisogno, come insegnanti e come scuola, di uscire da un certo immobilismo che spesso ci pervade e sentirsi, non solo garantiti, ma anche valorizzati e non appiattiti sapendo che la professionalità scaturisce da competenze, conoscenze, capacità tutelati dall’art. 33 della Costituzione: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”. Spero che si possa ancora, nei decreti attuativi, migliorare alcune situazioni critiche, ma la base di partenza ci deve essere e quella della Buona Scuola penso lo sia.
Nereo Tiso
Vice segretario Pd Padova