Al Meeting di Rimini il bene che nasce nel carcere di Padova protagonista: colloquio tra Nicola Boscoletto e il premier Matteo Renzi

 

 Si è visto un po’ dappertutto in questi giorni nella Fiera di Rimini il pieghevole del consorzio padovano Officina Giotto, diffuso in oltre ventimila copie in tutti i più importanti incontri della rassegna. Conteneva un messaggio “double face”: “Da Padova a Rimini” e “Da Rimini a Padova”. «Due slogan», spiega il presidente Nicola Boscoletto, che ieri ha partecipato alla rassegna riminese assieme a cinquanta operatori del consorzio, di cui 15 detenuti, «che sintetizza una storia ormai di dieci anni tra il mondo del carcere e il Meeting. Non c’è edizione in cui la manifestazione non abbia messo sotto i riflettori il tema della detenzione, sia con la proposta di testimonianze, sia con dibattiti sugli aspetti anche spinosi della condizione dei carcerati in Italia». Esemplare la grande mostra “Libertà va cercando, ch’è sì cara – Vigilando redimere” del 2008 con testimonianze di umanità dalle carceri di tutto il mondo.

Ieri la variopinta delegazione padovana ha anzitutto incontrato, come avviene ogni anno, detenuti ed ex detenuti di altri carceri italiane come pure operatori, agenti di polizia penitenziaria, assistenti sociali, educatori, cappellani e magistrati. Insieme hanno partecipato in mattinata a un incontro molto singolare, dal titolo “Misericordia ed esperienza del perdono. Ricostruire un mondo nuovo”. Protagonisti due persone che hanno vissuto storie terribili di sequestri di persona: il banchiere German García-Velutini, attualmente presidente del Banco Venezolano de Crédito, rimasto undici mesi in balia di una banda criminale a tutt’oggi impunita e Oliverio González, imprenditore messicano che ha avuto il padre sequestrato, torturato e ucciso. Due storie di disumanità agghiacciante, ma anche di ripresa e di perdono, che sono state raccontate dai diretti protagonisti in una sorta di anteprima del Meeting sabato 22 agosto anche nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Un incontro a viso aperto tra chi il reato lo ha subito e chi lo ha commesso. García Velutini lo ha riferito poi alla platea riminese: «Non avevo mai avuto davanti a viso aperto un sequestratore», ha raccontato alla folta platea riminese, «e quando a Padova un detenuto per sequestro e omicidio mi ha chiesto cosa avrei voluto per perdonare uno come lui, gli ho risposto che il perdono bisogna chiederlo partendo dal cuore. E lì ho capito che avevo perdonato i miei sequestratori».

Anche il pranzo nel ristorante romagnolo della Fiera ha riservato una sorpresa ai padovani. A tavola insieme con loro c’era infatti un gruppo di amici da Buenos Aires guidati da padre Carlos «Charly» Olivero, sacerdote della parrocchia della Virgen de los Milagros de Caacupé nella villa 21-24 a Buenos Aires. Un prete delle baracche, giovanissimo peraltro, ordinato dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. «È stato l’incontro tra due periferie», commenta Boscoletto, «le villas miseriasargentine e il carcere. Padre Charly era desideroso di conoscere la nostra esperienza di lavoro in carcere, ci ha fatto molte domande sulla nostra storia e la fisionomia attuale anche concreta della nostra presenza nella casa di reclusione». D’altra parte il Meeting da qualche anno è diventato occasione di confronto tra esperienze dalle carceri di tutta Italia, ma anche e soprattutto da altri paesi del mondo. «Conoscere, confrontarsi con esperienze diffuse un po’ in tutto il mondo», conferma anche Boscoletto, «aiuta a capire meglio anche la propria e a correggersi e migliorarsi».
Il gruppo dei padovani per approfondire il tema del Meeting 2015 (“Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”) ha poi visitato le mostre “Abramo. La nascita dell’io” e “Per me vivere è Cristo. Metropolita Antonij” e poi alle 18.30 nello stand della Compagnia delle Opere assieme a una cooperativa sociale friulana ha presentato la propria attività in carcere.

La giornata di ieri a Rimini però è stata contrassegnata soprattutto dalla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi, una visita che si è in qualche modo intersecata con quella della delegazione padovana. Intorno alle 12 infatti per circa un’ora, prima di tenere il suo discorso, il premier ha incontrato esponenti del mondo delle istituzioni e dell’economia, tra i quali era presente anche il presidente Giotto Boscoletto. «È stato un dialogo approfondito, gli abbiamo sottoposto le principali problematiche che il sistema carcere sta attraversando dall’insediamento del suo governo fino ad oggi, in particolare per quanto riguarda il tema del lavoro penitenziario all’interno e all’esterno delle carceri. Il premier ha ascoltato con attenzione, dimostrando di conoscere bene il tema del carcere fin da quando era sindaco di Firenze. Mi è sembrato un esempio positivo di quanto poi da lui affermato durante l’intervento pubblico, cioè che fa parte dello stile del governo ascoltare le realtà sociali e le esperienze positive e che quando qualcuno dimostra di lavorare con buoni risultati nella e per la società, la politica deve fare di tutto per togliere gli ostacoli e moltiplicare queste esperienze per il bene di tutti».

 Si torna quindi a Padova grati, non solo per le parole del presidente Renzi, «ma per l’intera giornata passata al Meeting. Una gratitudine che ho visto in tutti i ragazzi, soprattutto quelli che erano qui per la prima volta. Il Meeting è un’esperienza che stupisce ed edifica facendoci tornare a casa carichi di fiducia e di speranza».