Ho letto con preoccupazione l’indagine del Mattino di Padova sulla “fuga all’estero di 200 padovani al mese”. Si tratta di 2.400 persone in un anno. Se consideriamo che lo studio si basa solo sui dati Aire, è facile immaginare come il numero reale di chi fugge sia ben superiore.
Mi ha particolarmente colpito il dato sull’età di questo esodo. Quasi la metà di questi ex padovani ha tra i 18 e i 50 anni: persone in attività lavorativa che, nella maggior parte dei casi, abbandonano la nostra provincia per mancanza di occupazione e opportunità.
È un dato angosciante: siamo di fronte alla fine di una generazione, che ha perso spinta e creatività. E quella nuova, la mia, preferisce andare altrove.
È un dato sconvolgente, così come sconvolgente è l’indifferenza e il silenzio di quella politica che, paradossalmente, si straccia le vesti e si esibisce in dichiarazioni al vetriolo quando ad arrivare nella nostra città sono altri, profughi e migranti in fuga. Anziché gestire il fenomeno, scatenano l’isteria. E intanto, nel silenzio generale, 200 padovani al mese se ne vanno. Clicca qui per leggere l’interessante articolo del Mattino di Padova
Siamo di fronte a una sconfitta, che obbliga ad uscire dal silenzio e dall’immobilismo delle discussioni. Questi dati dovrebbero scuotere, aprire una riflessione radicale, mettere in moto amministratori, professionisti e intellettuali che insieme dovrebbero scervellarsi per trovare soluzioni, impegnarsi per intrecciare idee, lavorare per cogliere tutte le opportunità possibili.
La nostra città, vero e proprio fulcro della vita provinciale, in un anno e mezzo di amministrazione Bitonci, ha perso una montagna di tempo. Di possibilità e di posti di lavoro.
Pensiamoci: che prospettive di futuro a Padova può avere un giovane laureando in medicina che assiste al continuo girovagare del nuovo ospedale dovuto alle ripicche elettorali del Sindaco? Quanti posti di lavoro si sarebbero potuti generare con la nuova linea del tram e il finanziamento statale di 56 milioni buttato nel water dall’amministrazione? Quanto indotto di denaro avrebbe portato nelle casse degli alberghi e ristoranti padovani il nuovo centro congressi, già appaltato, ma ancora fermo a distanza di 15 mesi? E quanti posti di lavoro si potrebbero creare con una Fiera degna di questo nome, che lavorasse per la città e non per impugnare sterili battaglie con Verona, molto utili alle beghe leghiste e totalmente inutili ai padovani? Quanti negozi dovranno chiudere e quanti posti di lavoro continueremo a perdere costruendo altri 4 centri commerciali? Molti, moltissimi.
Ecco perché, ancora una volta, chiedo a Bitonci e alla sua giunta di concentrarsi sulle cose vere, quelle che cambiano le vite dei cittadini. Lasci perdere i titoli dei giornali, le polemiche sterili, gli annunci vuoti di senso e di prospettiva. Vuoti di speranza e di opportunità.
Lasci perdere anche le battute più o meno divertenti. Perché di fronte a tutto questo, c’è davvero poco da ridere. E molto da lavorare.
Enrico Beda – Consigliere Comunale PD
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