Credo che il comportamento di Massimo Bitonci e della sua amministrazione nelle ore successive agli attentati di Parigi dovrebbe essere indagato in sede di tesi di laurea dal titolo “Maleducazione istituzionale, isolamento politico e insensibilità verso i morti di Parigi sintomo di odio e xenofobia”.
Nelle primissime ore della serie di attacchi di Parigi Bitonci è velocissimo a guadagnarsi lanci di agenzia e conseguenti neretti sui giornali nazionali con il concetto “Bandire l’Islam se non condanna l’attacco”, e pazienza se solo un pazzo può immaginare che qualcuno possa non condannare l’uccisione di persone inermi. Nella ventina di righe di comunicato, il sindaco non spende nemmeno una parola per le vittime, per i giovani uccisi ad un concerto, le persone dilaniate dai kamikaze. A Bitonci interessa solo indicare il nemico, mettersi alla testa dell’ennesima crociata di parole striate di xenofobia e grondanti odio. Spazio ala compassione, zero.
Il giorno dopo nelle città del Veneto i sindaci sono scesi in piazza con la fascia tricolore assieme ai cittadini comuni che si sono sentiti in dovere di dare un segno alla comunità francese colpita dai terroristi. A Padova ci sono state due iniziative: una al memorial alle vittime dell’11 settembre a cui hanno partcipato consiglieri comunali, ex amministratori di schieramenti un tempo contrapposti, rappresentanti delle comunità musulmane. Un piccolo gruppo, molto più ampio nel pomeriggio davanti al municipio. Sotto la facciata, che è il monumento alle vittime della Grande guerra, c’erano centinaia di persone. Molti avranno notato che, a differenza di quelle sul prospicente palazzo del Bo, le bandiere comunali garrivano al vento. Nessuno aveva dato l’ordine di farle inchinare di fronte ad una tanto grande strage.
Dopo 72 ore dalla strage di Parigi lunedì sera il sindaco finalmente parteciperà ad una manifestazione, ma a una manifestazione di parte a cui hanno già annunciato la propria partecipazione tutti i gruppi che in questi mesi hanno sempre predicato odio e chiusura anche di fronte ai profughi: l’unica a cui Bitonci che rassicurava dai manifesti elettorali con lo slogan “il sindaco di tutti”, si sente evidentemente in animo di partcipare.
E mentre Bitonci sfilerà tra la folla dei suoi, mi auguro almeno in silenzio, la città continua ad interrogarsi come evitare contrapposizioni nonostante un sindaco che su quelle contrapposizioni ha finora costruito le sue fortune elettorali.
Non si è accorto, Bitonci e non se ne sono accorti i suoi scherani, di solito attentissimi e meticolosi a monitorare qualsiasi voce a loro contrapposta, che c’era la possibilità di dare un grande segnale di speranza, non con la luce delle fiaccole, usate per manifestare contro le persone che scappano dagli stessi spari che hanno ucciso a Parigi. Bastava illuminare con il tricolore francese le statue del Prato della Valle. L’impianto è pronto e collaudato da oltre un anno. In attesa che vengano accesi i led multicolore, ci accontentiamo del fotomontaggio qui sopra, realizzato da una mia amica con lo spiccato senso artistico. O ci accontentiamo di vedere che in moltissime città nel mondo, questa pratica è già in atto da giorni (Clicca qui per aprire la fotogallery del Corriere)
Basta accendere il cervello, aprire il cuore, e piccoli segni così che in queste ore provengono solo dall’università, che all’inizio di tutte le lezioni osserverà un minuto di silenzio, unirebbero anzichè dividere Padova tra il noi e il loro. Perchè quello è il gioco dei terroristi, e magari di chi, come gli avvoltoi, pensa di trarre qualcosa di utile elettoralmente da quei cadaveri di gente inerme.
Alberto Gottardo