La memoria della deportazione degli ebrei padovani assume quest’anno un particolare significato, a 70 anni dalla liberazione dei campi di sterminio.
Per questo Alessandra Coin della Comunità di Sant’Egidio e il Presidente della Comunità ebraica di Padova Davide Romanin Jacur lanciano insieme un appello a tutta la cittadinanza ad unirsi alla marcia che si svolgerà il 3 dicembre 2015 a partire dalle ore 18.00.
Condividere la memoria aiuta a rimarginare le ferite del passato e permette di guardare alle sfide del presente e del futuro. È la memoria di un grande dolore, ma è anche l’inizio di una nuova storia. Una storia in cui non si tollerano l’odio e la discriminazione.
La memoria della shoah ci parla delle mostruosità di tutte le guerre e delle tragedie dell’inaccoglienza di chi fugge. Di fronte al male, alla violenza e al terrorismo, non possiamo rimanere indifferenti ma è necessario scendere per strada: per riaffermare le ragioni della vita e del vivere insieme.
E’ importante ricordare per costruire la Padova di domani come città della pace e dell’integrazione.
Il 3 dicembre 1943 segnò l’avvio di uno dei momenti più drammatici della storia recente della città: il prelevamento degli ebrei della città, in esecuzione dell’ordinanza n.5 della repubblica sociale italiana, e l’apertura del campo di concentramento di Vo’ euganeo. Il 17 luglio 1944, i 47 internati del campo furono deportati ad Auschwitz. Solo tre donne tornarono alle loro case.
Il titolo della marcia richiama le parole di Primo Levi: “Non c’è futuro senza memoria”. Un ‘pellegrinaggio della memoria’ che, a partire da Palazzo Moroni, in via VIII febbraio, si snoderà per le vie del centro, attraverso il ghetto.