E’ un Veneto che ha ritrovato fiducia nei beni durevoli quello ritratto nella conferenza stampa di Padova da Simona Viscusi, responsabile delle relazioni esterne di Findomestic e da Claudio Bardazzi, responsabile dell’osservatorio Findomestic sui consumi (nella foto qui a fianco). Due i profili di consumatori che ricorrono al finanziamento per gli acquisti che, secondo i dati dell’osservatorio, si stanno affermando con forza: gli over 65 e i nuovi italiani.
Il Veneto cresce nel credito al consumo e nel reddito disponibile più del resto d’Italia e nella classifica regionale è derby Padova-Verona.
Questi sono i principali risultati della ventiduesima edizione dell’Osservatorio di Findomestic Banca sul consumo di beni durevoli in Veneto, presentato a Padova. Qui di seguito il comunicato stampa della tappa veneta del tour che Findomestic sta compiendo in Italia per raccontare lo “stato di salute” del consumo nel Paese.
Nel 2015 il Veneto ha riportato una crescita del reddito disponibile dello 0,4%, che ha posizionato il valore medio a 20.395 €. Si tratta comunque di un reddito più alto di quello medio nazionale che si è attestato sui 18.138 €.
Nell’anno la spesa per famiglia per i beni durevoli nella Regione si è attestata a quota 2.533 €, l’8,2% in più rispetto all’anno precedente.
I settori di spesa
Auto, moto e mobili
Nel comparto mobilità la spesa più rilevante è stata fatta registrare dall’acquisto di auto nuove: 1.603 milioni € (+21% sul 2014, rispetto a un +18,2% nazionale); per quanto riguarda le auto usate, il volume di spesa totale è stato pari a 1.540 milioni €, in aumento del 7,7% sull’anno precedente. Bene anche il settore dei motoveicoli: i 102 milioni di spesa totale rappresentati da questa voce sono superiori del 12,7% sull’anno passato (+9,6% la performance nazionale).
Per quanto riguarda il settore mobili i veneti hanno speso 1.235 milioni €. Il dato è superiore del 2,2% a quello del 2014, migliore del 1,0% medio nazionale.
Elettrodomestici
Aumentano gli acquisti di elettrodomestici grandi e piccoli: nel 2015 il volume di vendita è cresciuto del 5,7%, attestandosi a 395 milioni € totali. Per quanto riguarda l’elettronica di consumo, pur riportando un dato in contrazione sul 2014 (-7,6%, per 171 milioni € totali), il Veneto fa meglio della media nazionale, che ha riportato volumi di vendita di questo comparto in calo del 9,5%.
Information Technology
Gli acquisti totali per l’elettronica per famiglie sono stati pari a 196 milioni (-3,6%). Dato in linea con la media nazionale che ha affrontato una fase di calo di 5,2 punti percentuali.
Nel 2015 la provincia che ha fatto segnare l’andamento migliore in termini di reddito pro capite disponibile è stata Belluno (+1,0% con 21.562 €). Al secondo posto Venezia, che vede questo dato aumentare dello 0,9% (20.396 €) rispetto allo scorso anno. Terza classificata Rovigo, cui fa seguito Padova (rispettivamente +0,8% con 18.132 € e +0,7% con 21.035 €). In coda Vicenza (+0,2%, 20.515 €), Verona (+0,1%, 20.468 €) e Treviso (+0,1%, 19.870 €).
Per quanto riguarda il mercato delle auto nuove, a guidare la classica dei volumi di spesa è Verona, con 336 milioni (-+22,5% sul 2014), in seconda posizione Padova con 330 milioni € (+22,5%). Chiude la classifica Belluno, che ha fatto segnare un +23,6%, per un totale di 66 milioni €.
Sul fronte dell’auto usata, tutte le province fanno segnare risultati in crescita rispetto al 2014. In testa, Verona con 317 milioni € (+6,4%), seguita da Padova (295 milioni, +7,8%) e Vicenza (280 milioni, +9,9%). Rovigo chiude con 72 milioni (+9,9%).
Per il mercato dei motoveicoli, anche in Veneto il 2015 è stato un anno positivo con il trend di consumi che sale del 12,7% a livello regionale. Rovigo che è la provincia che ha avuto la crescita maggiore, ha visto aumentare del 40,6% il volume di vendite (5 milioni € la cifra complessivamente spesa); a Venezia, la spesa è aumentata del 13,8% (attestandosi a 15 milioni €). Verona, prima per volume di vendite con 24 milioni €, ha guadagnato 16,5 punti percentuali.
Nel settore dell’arredamento Padova si conferma come la provincia con i volumi di spesa maggiori (234 milioni €, con una crescita del 1,7% sul 2014), seguita da Vicenza, con 227 milioni € (+2,3%) e Verona, con 223 milioni € (+2,1%). Chiude la classifica Rovigo con una crescita dell’1,3%, che si mantiene comunque sopra la media nazionale (+1,0%).
Tutti segni positivi per il settore degli elettrodomestici grandi e piccoli. La provincia che ha fatto meglio è stata Venezia con +6,7 punti percentuali per un controvalore di 69 milioni. Al primo posto nella classifica dei volumi, invece, Verona: +6,4%, per 75 milioni € di spesa totali. Belluno, ultima per volumi con 17 milioni, risulta però essere la seconda provincia in termini di variazione (+6,6%).
Di tutt’altro tenore l’andamento del comparto dell’elettronica di consumo: la provincia che ha tenuto meglio, rispetto al 2014, è stata Venezia, con un -4,9% che ha contratto i volumi di spesa a 30 milioni €. Padova, che ha riportato i volumi maggiori con 32 milioni €, ha fatto segnare un -8,7%. Rovigo, la provincia che ha fatto peggio (-8,9%, 8 milioni complessivi di spesa).
Il comparto dei prodotti informatici, pur registrando una flessione in tutte le province, riporta una performance migliore di quella media nazionale (-5,2%). In testa alla classifica Belluno, con -1,5%, per un volume di spesa totale pari a 8 milioni €; in positivo anche Venezia (-2,8%), Verona (-3,5%) e Rovigo (-3,8%)
In termini di spesa media familiare destinata all’acquisto di beni durevoli annualmente è Verona a registrare il livello più alto della regione con 2.677 €, seguita da Padova (2.641 €) e Vicenza (2.599 €)
Alcune tendenze che si riscontrano anche in Veneto
Negli ultimi 40 anni gli over “65enni” sono più che raddoppiati. Una famiglia su tre ha un anziano con necessità di assistenza giornaliera o parziale. Nel 77% dei casi ad occuparsene sono soprattutto i parenti: i figli nel 50% delle situazioni, le badanti (21%), il coniuge (16%), altri parenti (14%), oppure la casa di riposo (13%).
La spesa media mensile per nucleo famigliare dedicata all’assistenza degli anziani è di oltre 500 euro, una cifra che pesa sul budget medio famigliare. In questa economia di scambio gli anziani svolgono tuttavia anche un ruolo attivo dal momento che il 31% degli italiani over 65 dà una mano in famiglia ai figli e ai nipoti. Più in particolare il 71% si occupa dei nipoti, mentre il 31% aiuta direttamente i figli. Il loro contributo medio mensile stimato è di circa 385 euro per nucleo famigliare.
Gli anziani costituiscono quindi una preziosa risorsa: per quasi una famiglia su cinque rappresentano infatti un aiuto importante (19%). Nel 12% delle famiglie gli over 65 giocano un doppio ruolo: seppur necessitino di assistenza, svolgono una importante funzione di supporto per il nucleo, nel 19% dei casi aiutano senza aver bisogno di forme di attenzioni particolari e nel 22% dei casi hanno bisogno di “una mano”, ma non sono in grado di contraccambiare. Il contributo medio è valorizzabile in 330 euro.
Tra i supporti di cui godono gli anziani attualmente, sono senz’altro da menzionare tutti quei migranti che forniscono servizi alle persone: il 77% degli stranieri, secondo gli italiani, effettivamente ricopre ruoli di badante e di colf, seguono professioni come l’operaio edile nel 53% dei casi, il lavoratore agricolo (45%) il domestico (41%), oppure il cameriere/barista (29%). Nel nord Italia gli immigrati svolgono lavori legati all’agricoltura nel 40% dei casi, sono badanti (70%), domestici (26%) oppure operai edili nel 60% dei casi.
Il dato sorprendente della ricerca è che solo un quinto degli intervistati sa quantificare la presenza degli stranieri in Italia e ben 4/5 ne sovrastima il numero che è di 5.000.000 nel 2015, l’8% della popolazione totale. Nel 1995 erano 685.000 unità con un’incidenza sulla popolazione inferiore all’1%.
Per il 42% del campione parlare di “immigrati” evoca pensieri che spaziano nella sfera della diffidenza, mentre nel 61% fa pensare all’area positiva dell’arricchimento/risorsa e a quella delle difficoltà che i migranti incontrano nel loro inserimento e alle motivazioni che li hanno spinti alla fuga dai paesi di origine. Le principali conseguenze della loro presenza sono considerate l’emergere di una società multietnica e multiculturale, in parte meno sicura, ma che certamente fa più figli.