Era un costruttore instancabile, Angelo. Un sognatore dotato di energie straordinarie dedicate al fare, e a fare il bene. Non ha mai smesso l’impegno al servizio dell’uomo e della sua dignità, sensibile al ruolo socialmente rilevante delle persone nella terza età e, in particolar modo, al momento della separazione dalla vita. Con lui, anche il luogo deputato alla malattia e all’addio alla vita terrena, è diventato un luogo della speranza. Ricordo le sue telefonate: il visionario-progettista descriveva luoghi e contesti in cui realizzare l’incontro fra le generazioni, dove mettere in comunicazione i saperi acquisiti nel corso della vita, e i sogni poi si materializzavano…
Sapeva coinvolgere tutti. Era un motore che trasferiva energia tutt’attorno, ed era impossibile resistere alla forza che promanavano le sue profonde convinzioni. Angelo non concepiva la vita senza progetto, la terza età come sospensione dall’essere comunità attiva. La qualità della vita – in tutte le stagioni dell’esistenza – è stato il suo progetto, una ricerca costante dei valori e del valore che ogni persona può dare agli altri, o restituire agli altri quanto ricevuto nel corso della vita. Era un ‘sognatore’ con i piedi per terra, era uomo del fare, operaio che sapeva poggiare la sua costruzione su pensieri profondi e progetti concreti. Clicca qui per continuare a leggere