Una città in balia degli annunci, trasformata in un modello di mediocrità amministrativa, scarsezza di idee, difesa ad oltranza del nulla, fiumi di inchiostro e ore di TV del “nostro” per dire che la città sarà presto risollevata dal baratro creato da altri, quelli di prima, sempre loro. In tutto questo rincorrersi di notizie false e tendenziose lanciate verso città, sembra che l’unica “vera” notizia sia che, per nascondere quelle false, il sindaco si nasconda dietro la più classica foglia di fico: l’ospedale. Ma il re è nudo. E’ nudo non solo per gli annunci senza fondamento, versatili nella forma, variabili nelle date e falsi nella sostanza, ma perché la città sta diventando un gorgoglio confuso nei gargarismi quotidiani del Re.
Spero che qualcuno, se pensa che ne valga ancora la pena, si chieda la direzione che sta seguendo la nostra città; se sta seguendo la main street per diventare una grande città che inorgoglisce i padovani, tutti coloro che vi lavorano e vi transitano per visitarla. Sembra che i padovani, ancora inebetiti dai fasti della vittoria del senatore di Cittadella, guardino al dito piuttosto che alla luna e si librino leggeri senza accorgersi che atterrare in questa città è diventato difficile per tutti perché mancano gli spazi, i punti dì appoggio e forse, anche il paracadute è sgualcito e quindi pericoloso. Attenti padovani, che è sempre difficile alzarsi dopo una rovinosa caduta e quando siamo coscienti che qualcosa mette a rischio il nostro vivere e ci fa perdere la serenità per il consenso e non interveniamo, vuol dire che rischiamo di essere conniventi della debacle.
Ma credo che noi, la nostra città, siamo come l’araba fenice che esce dalle ceneri ancora forte, in grado di riprendere il volo. Non un uomo, non un partito, non un’associazione, ma una città può far rinascere se stessa migliore ,non ritornando agli antichi splendori, ma trovando nuove ragioni, nuove motivazioni e nuova speranza per essere ciò che è in un dinamismo virtuoso. Dobbiamo sciogliere le paure e aprire le nostre finestre per respirare quell’aria nuova che qualcuno, speriamo, avrà in mente di portare. Ora l’aria è viziata dalle chiusure e dalle falsità, dall’astio perenne che fa rimanere il re seduto sul suo trono. Noi dobbiamo andare oltre il re, perché siamo innamorati della nostra città.
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