Sono nato e cresciuto all’Arcella. Sto cercando da mesi di ritornare a vivere lì con la mia famiglia. E da arcellano, ancora prima che da padovano mi sento offeso e oltraggiato dall’ordinanza che impone una sorta di coprifuoco sui negozi tra viale Codalunga e viale Arcella. Una ordinanza che, pur senza scriverlo espressamente, nasce per colpire i negozi etnici. (clicca per leggere l’articolo del Mattino di Padova) Per ostacolare imprenditori e cittadini nuovi di Padova. Sono stanco di questo clima di caccia alle streghe. Ed ho deciso di fare una cosa semplice. Martedì sera alle 19.20 arriverò all’Arcella in tram, scenderò alla fermata del Borgomagno e andrò prima a comprarmi un kebab e poi un libro alla libreria Limerick prima che chiuda. E spero che tanti amici facciano come me. Mi piacerebbe che in questa città ci fosse ancora la voglia e la forza di indignarsi. Di dire no. Nel secolo scorso si iniziò così: ci fu chi mise distintivi sulle vetrine e nessuno disse nulla. Poi le vetrine vennero fracassate e i negozi bruciati e nessuno disse ancora niente. Poi le persone iniziarono a sparire.
Adesso a Padova, con altri mezzi ma con la stessa logica, la dinamica è simile. Si stanno mettendo i distintivi sui negozi, e invece di far saltare le vetrine a colpi di mazza come nella notte dei cristalli, si fanno abbassare le serrande. Poi la gente inizierà a sparire, migliaia lo stanno già facendo da anni. Io non voglio arrendermi ad andare a vivere altrove. E non voglio arrendermi a rimanere in silenzio. Verrò ancora ostacolato nel mio lavoro, ostracizzato a colpi di telefono da palazzo Moroni verso chi si avvale della mia professionalità come avvenuto molte volte in questi due anni di terrorismo subdolo e serpeggiante verso chiunque non sia fedele alla vulgata xenofoba in doppio petto. Non me ne frega niente. Continuo ad alzare la testa e chiedo ai tanti amici che conto virtualmente su facebook di fare altrettanto. Magari non martedì, ma nelle altre sere. Andate a mangiarvi un kebab, compratevi un libro. La civiltà di una città si difende anche così. Con Anna Cortelazzo e Lidia Kobal ci siamo riusciti quando la prepotenza stupida e rabbiosadella burocrazia bitonciana se la prese con il kebab di piazza delle Erbe (clicca er leggere la storia di Alì in piazza delle Erbe e dell’ordinanza poi bocciata dal Tar). I colleghi Claudio Malfitano, Alberto Rodighiero, Luca Preziusi e Davide D’Attino si sono battuti contro il ridicolo pass alla stampa in municipio. Ora tocca andare all’Arcella. Stare a casa sarebbe più comodo, ma si rischia quando si esce, di trovare solo un deserto. Culturale prima che economico.
Alberto Gottardo