Bruno Bandoli lancia un appello al sindaco di Padova Massimo Bitonci: “Basta slogan, vincono le idee”

 

L’amministrazione Bitonci, al giro di boa di metà mandato, fa registrare una netta dissonanza tra quello che è stato il suo programma elettorale e alcuni tratti che hanno caratterizzato questo primo periodo, perdendosi perfino per strada alcuni riferimenti politici che l’avevano sostenuto. Immagino che ciò risulterà ancor più evidente raffrontando il programma con l’annunciata uscita del bilancio sociale, dove ci sarà tutt’altro: l’ospedale nuovo su vecchio come chiedevano i padovani? Nei fatti sta già accadendo con ristrutturazioni del vecchio dai costi esorbitanti. Ma pure le retro storie sull’area di Pd Ovest inducono perplessità: era un terreno paludoso oppure compatibile con quella destinazione? L’ammodernamento dell’Euganeo poi è rimasto proprio tra le righe: spunta ora il Plebiscito, progetto di cui non si era mai sentito parlare, e francamente assurdo che il contribuente debba sostenere una spesa ingente a tutto beneficio della società Calcio Padova, che incassa i biglietti di ingresso, la pubblicità e altro. Quando, anni fa, si decisero importanti interventi strutturali per mettere a norma l’Euganeo adeguandolo ai grandi eventi musicali, le relative spese le sostenne la Zed, e fu subito Vasco Rossi. Per non parlare poi dell’irrisolta, e certo non semplice, questione di Via Anelli, oggetto di svariati proclami, espropri e progetti annunciati mentre il tempo fugge, si sa. Lo scenario dei prossimi mesi – a mio avviso – dovrebbe registrare, crisi permettendo, un deciso cambio di passo del sindaco, passando da una serie di idee spettinate alla concretezza delle azioni, magari affiancate da un bel cronoprogramma, purché rientrino negli obiettivi per i quali è stato votato. Previa ricomposizione di un clima sereno all’interno della maggioranza, magari ricercando documentate professionalità da inserire in Giunta: le scelte attuali paiono più parametrate sulla fedeltà politica che su effettive capacità di stare in sintonia con la città e i suoi problemi. Ma andrebbe pure recuperato un clima disteso con le minoranze, in serenità, ovvero basta insulti, querele ed esternazioni varie che poco contano con il progredire del programma a suo tempo proposto, ovvero il motivo della sua nomina. Parallelamente andrebbe messa mano all’apparato amministrativo, che dal 2015 adotta un modello organizzativo che pecca quantomeno di autoreferenzialità, e forse pure di qualche purga, non consentendo di aprirsi a sempre nuove procedure, semplificandole senza restarne vittime, il funzionario e soprattutto il cittadino… Un solo esempio in tema di recupero dell’evasione da parte del Comune con il controllo delle dichiarazioni ISEE per chi utilizza servizi comunali: sembrerebbe che le iscrizioni ai servizi Scolastici piuttosto che l’accesso a contributi dei servizi Sociali avvengano con rispettivi controlli indipendenti, piuttosto che con un unico ufficio e un’unica banca dati: ecco così che il comune di Verona recupera il doppio del nostro comune, e di questi tempi non è proprio male, educando al contempo il cittadino a rapporti sempre più trasparenti, a non evadere e spesso con redditi di tutto riguardo. Al contempo, una riorganizzazione virtuale: non si capisce come cinque capi area possano ricoprire contestualmente ad interim anche il ruolo di capi settore. Inoltre il segretario comunale, oltre al ruolo istituzionale, è pure capo settore delle Risorse Umane, del Gabinetto del Sindaco e di altri servizi di staff, miracolo della venticinquesima ora lavorativa! E la fortuna di un sindaco e della città tutta dipende – in primis – dalla propria squadra, dall’usciere al dirigente. Quanto più si crea un ambiente affiatato, un team coinvolto e motivato tanto più saranno evitate fughe di notizie e disinteresse verso i propri compiti, insomma la logica del “chi me lo fa fare” che tutti odiamo. Un vero peccato perché in Comune ho trovato dirigenti di altissimo livello, ora con un problema in più, per il Comune, con l’avvicinarsi del pensionamento di alcuni: sarebbe grave pescare altrove e dal di fuori senza prima aver cresciuto e valorizzato le professionalità interne. Fossi il sindaco metterei la palla al centro e convocherei, in tutta semplicità e onestà intellettuale, gli Stati Generali della città: un concreto esempio di partecipazione e coinvolgimento delle categorie imprenditoriali, economiche, associazioni e cittadini, un sistema per rimodulare un futuro in comune, smuovendolo da un certo, innegabile torpore. Insomma non sarebbe altro che sapere, una volta per tutte, direttamente dall’amministrazione, gioie e dolori che ci attendono, un nostro elementare diritto e un impegno del sindaco all’atto del suo insediamento: “sarò il sindaco di tutti!” e questo me lo ricordo proprio bene.

 

Bruno Bandoli
già Capo Gabinetto Comune Padova