Sono 26.253 le imprese artigiane padovane iscritte all’Albo Artigiano del Registro Imprese al 31 ottobre 2016. Ad inizio anno erano 26.320.
“Si assiste ancora ad un calo progressivo delle imprese artigiane nella nostra provincia: sono gli effetti della lunga coda della crisi economica e di una ripresa che non è ancora diventata strutturale”. Ad affermarlo è l’Ufficio Studi dell’Unione Provinciale Artigiani di Padova che ha rielaborato i dati Movimprese mettendo a confronto i primi tre trimestri del 2016.
“Che le imprese nascano e muoiano è fisiologico – afferma il presidente di Upa Roberto Boschetto – tuttavia un sistema economico è in buona salute quando il saldo è positivo, ma da otto anni registriamo invece il contrario. Stiamo perdendo un capitale imprenditoriale di primaria importanza per la competitività del sistema Padova e del Veneto”.
La buona notizia è che negli ultimi due trimestri il settore manifatturiero presenta un sostanziale equilibrio tra natalità e mortalità. Molte imprese artigiane di questo settore appartengono a filiere orientate all’export ed i buoni risultati delle grandi imprese che esportano all’estero sono certamente un traino importante. E’ ancora crisi nera per il settore delle costruzioni – prosegue Boschetto – dall’inizio dell’anno hanno chiuso oltre 400 imprese ed il settore presenta un saldo netto negativo di oltre 150 imprese.
“Di fronte a questo scenario, è necessario un intervento pubblico energico a favore della ripresa – afferma il Presidente di Upa – il decreto fiscale e la legge di bilancio, attualmente all’esame del Parlamento, devono essere utilizzati al meglio. Nei provvedimenti ci sono senza dubbio aspetti positivi, come la diminuzione dell’IRES, l’estensione del super ammortamento, il versamento dell’IVA per cassa e non per competenze, le politiche industriali di Industra 4.0. Abbiamo tuttavia chiesto al Governo un cambio di passo per quanto riguarda il peso degli adempimenti e delle innumerevoli dichiarazioni che riguardano ogni mese le imprese e la trasformazione degli studi di settore, per renderli strumento a favore delle aziende virtuose, abbandonando la logica di un vuoto algoritmo di difficile applicazione”.
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