Domenica, sul Corriere della Sera, l’anticipazione del presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin che, riferendosi al decreto legislativo che lascerebbe ai sindaci la discrezionalità di poter vincolare gli assortimenti in determinate zone delle città, privilegiando i prodotti locali, ha espresso tutte le sue perplessità.
Adesso, sulla stessa lunghezza d’onda, arriva la presa di posizione della FIDA, la Federazione Nazionale degli Alimentaristi di Confcommercio che, per bocca della sua presidente Donatella Prampolini, solleva dubbi circa la liceità di tale indirizzo se si rivelasse non una semplice indicazione ma un obbligo.
“Il nostro presidente provinciale e la nostra presidente nazionale di categoria – commenta Michele Ghiraldo, presidente degli alimentaristi dell’Ascom di Padova – hanno messo, giustamente, i puntini sulle “i”. Fermo restando che la valorizzazione dei prodotti locali, in particolar modo quelli ortofrutticoli, è sempre stata molto cara al mondo dei dettaglianti non vorremmo vedere in un indirizzo di questo genere, l’ennesima volontà di forzare la mano sui prodotti a km zero a solo vantaggio degli agricoltori”.
“Se l’iniziativa legislativa – continua Ghiraldo – si limiterà a “consigliare” le produzioni locali credo che i nostri soci non avranno difficoltà a farsi parte attiva per promozionarle anche perché è una delle caratteristiche che distinguono i nostri esercizi dalle grandi strutture di vendita; ma siamo contrarissimi ad un obbligo che limiterebbe gli assortimenti proprio nel momento in cui tanti di noi hanno trovato nell’assortimento ad ampio raggio il modo per fidelizzare la clientela”.
“E’ una questione di buon senso – conclude Ghiraldo – ed il buon senso dice che introdurre nuovi vincoli in un settore già alle prese con gravi storture in materia di vendite dirette (si pensi solo ai farmer’s market, non sempre trasparenti come hanno dimostrato denunce e sequestri) non è cosa né buona né giusta!”
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