Pochi giorni fa ho partecipato alla celebrazione del 148° anniversario della fondazione del Corpo di Polizia Locale; la prima cerimonia a cui, a memoria, non hanno partecipato gli amministratori eletti.
Ho vissuto l’emozione di ritrovare molti ex colleghi con i quali ho lavorato durante il mio anno e mezzo di comando (2013/2014).
Indossare una divisa è di per sé un impegno; essere al vertice della Polizia locale ha quindi rappresentato un’esperienza molto gravosa che mi ha oltre modo responsabilizzato e gratificato, anche per la fortuna di avere avuto accanto collaboratori di grande professionalità: ufficiali e agenti preparati e sempre disponibili, una risorsa per la Città. Sono orgoglioso di aver fatto parte della Polizia Locale.
Incontrare i miei ex colleghi e’ stata un’emozione vera perché dalla data delle mie dimissioni – “pensionamento forzato”, hanno scritto a suo tempo i giornali – mi sono autoescluso da qualsiasi presenza a Palazzo Moroni: un esilio senza colpa nonostante i moltissimi anni di serio lavoro a servizio della Città, come mi è stato sempre riconosciuto. Ho peraltro considerato questa mia scelta come l’unica risposta da indirizzare all’Amministrazione, a causa dei giudizi negativi – immeritati e gratuiti, “ai limiti della denigrazione” – che Maurizio Saia ha rivolto nel tempo al mio operato. Ha persino dichiarato – senza peraltro averne titolo o competenza – la mia “inidoneità a ricoprire il ruolo (di comandante) sul piano umano e professionale”. Nel nostro Paese, più di una Amministrazione – in base alla normativa interna – ha posto al vertice del Corpo di P.L. un dirigente che non aveva svolto la carriera all’interno della Polizia Locale. Anche Padova ha operato questa scelta che ha scandalizzato Saia, che l’ha sempre contestata. Con queste premesse è stato per me davvero edificante leggere – nel settembre 2014, cioè qualche mese dopo le mie dimissioni – che l’unico componente esperto in divisa chiamato dall’Amministrazione di Padova a far parte della commissione di selezione per il nuovo comandante…. era in realtà in possesso del mio stesso percorso professionale!
Tutto ciò ha creato una barriera tra me e Palazzo Moroni, almeno fino a due settimane fa.
Certo, è proprio vero che la vita ci riserva continue sorprese. Il mio comando – secondo Maurizio Saia – demotivava il Corpo e non poteva essere efficace per contrastare il degrado. Lui invece si è presentato lanciando con sicumera parole d’ordine pesanti come macigni: “Rendo Padova sicura in 100 giorni o me ne vado”, “In una settimana elimino gli accattoni”; “….Metterò in questa Città altri 150 agenti della Polizia Municipale”.
Oggi che i macigni sono rotolati a terra, e senza ovviamente mettere in discussione il lavoro svolto dalla Polizia Locale, come pesiamo i risultati di Saia?
Comunque il tempo è passato e ciascuno ha fatto le proprie scelte e ha trovato il proprio destino.
L’unica cosa che ora mi preme per davvero è rivolgere un sincero “in bocca al lupo” al Corpo di Polizia Locale, auspicando che tutti gli operatori – ufficiali e agenti – possano lavorare sempre con la giusta serenità nell’interesse di Padova.
Lorenzo Panizzolo
ex comandante Polizia Locale
Padova 25 novembre 2016
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