Nel Veneto 35mila persone vengono trattate clinicamente per le malattie rare. Di queste una su cinque è un paziente che viene da fuori regione. Ed ora proprio l’azienda ospedaliera di Padova è uno dei tre centri in Italia riconosciuti a livello europeo per questo specifico settore della medicina.
A fare il punto sulla situazione soono intervenuto nella sala delle conferenze dell’azienda ospedaliera il direttore generale Luciano Flor, il magnifico rettore dell’ateneo patavino Rosario Rizzuto e il preside della facoltà di medicina Mario Plebani.
Tutti concordi su un fatto: Padova è a livello italiano ed europeo un’eccellenza sul fronte della cura delle malattie rare. Tanto che proprio dall’Europa è arrivato lo scorso 15 dicembre un riconoscimento per certi versi aspettato a livello italiano: proprio Padova è l’ospedale in Italia con più macro areee riconosciute a livello europeo. 18 areee di diagnosi e cura sono infatti riconosciute a livello europeo come centri che possono operare a livello continentale: si va dalle malattie rare delle ossa a quelle cardiache, le malattie rare del tessuto connettivo, le patologie cranio-facciali, malattie rare dell’endocrine, e ancora malatti rare dell’occhio, dei tratti gastrointestinali, ematologiche, del fegato, metaboliche, neuromuscolari, polmonari, della cute, renali, urogenitali, dei tumori pediatrici, malattie rare con malformazioni e anomalie dello sviluppo oltre alle malattie rare pediatriche trapiantologiche.
I malati rari hanno una cartella clinica online e una prestazione su due viene fatta sopra i livelli essenziali di assistenza.
Chiave di volta del primato nazionale di Padova è la sinergia tra clinica e ricerca universitaria, testimoniata anche fisicamente dalla presenza del Rettore Rizzuto, presente alla conferenza stampa nonostante recenti acciacchi ortopedici.
“Ci siamo fatto tutto da soli – ha spiegato Flor – non abbiamo avuto aiuti particolari a livello nazionale e non ne avevamo bisogno vista la tradizione medica patavina.
Certo è che la squadra di medici ha lavorato bene, perchè quando c’è una dead line a livello europeo, non si scherza: è una dead line vera ed abbiamo dimostrato di saper rispettare le scadenze e saperci confrontare a livello del meglio che si può offrire in Europa”.
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