Finco risponde a Macola sul futuro della Fiera: scintille sul futuro del polo di via Tommaseo

 

«Riterrei il giudizio di Ferruccio Macola pretestuoso e fuorviante, se non fosse stato drammatico il declino di PadovaFiere, che come lui ben sa è coinciso in gran parte con il periodo dal primo decennio del Duemila al 2015. Un fallimento gestionale misurato dalla caduta verticale dei ricavi, dai 22,3 milioni di euro nel 2007 ai 7,5 milioni nel 2015, l’emorragia di marchi ed eventi, il depauperamento del capitale sociale. E l’incapacità di vedere per tempo che il mondo e il mercato fieristico stavano cambiando, imponendo crescita diretta o per aggregazioni. Giudizi così temerari e irrispettosi del ruolo dell’imprenditoria locale e della sua associazione vanno semplicemente rispediti al mittente». Così il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco, risponde alle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi alla stampa dall’ex presidente di PadovaFiere, Ferruccio Macola.

«Oggi abbiamo il dovere di guardare avanti – è l’analisi di Finco sul futuro di PadovaFiere – uscendo dalla polemica e dal piccolo cabotaggio, e di focalizzare una nuova idea di fiera nello scenario evolutivo del mercato fieristico. Ci sono le competenze per farlo. Vanno creati nuovi contenuti esperienziali, connessione con le filiere territoriali, massa critica e networking. Far emergere il meglio di quello che sappiamo fare, aiutare le piccole e medie aziende ad acquisire visibilità internazionale, favorire l’incoming, diventare un acceleratore di innovazione. È la visione di fiera di cui c’è bisogno, un luogo vivo 365 giorni l’anno. Come realizzarla dovrebbe essere il tema di ogni confronto. Il punto non è quanto e come i singoli imprenditori abbiano investito o investano, ma l’idea di fiera su cui valga la pena rilanciare».
«L’interesse a investire – sottolinea il presidente di Confindustria Padova – è legato alla validità del prodotto per la natura del proprio business. Aziende e settori con dimensione, organizzazione e mercato legati al mondo globale non hanno interesse alle fiere locali, sono proiettati non già a Padova e forse neanche a Milano, ma ad Hannover, Berlino, Shanghai, Hong Kong, Las Vegas».
«La Fiera di Padova può trovare la sua missione nella valorizzazione delle filiere territoriali, delle produzioni di nicchia peculiari, del valore culturale e del turismo, nell’incoming di buyers internazionali. Può diventare il luogo di una sinergia ancora mai nata tra mondo scientifico e della ricerca e mondo dell’impresa e dei servizi per la transizione a Industria 4.0. Un centro visibile di competenza che concretizzi il trasferimento tecnologico, animato da eventi coinvolgenti l’impresa, la scuola, i centri di ricerca. Uno spazio fertile per le idee dei giovani, appetibile per laboratori, multinazionali ma anche per la finanza d’impresa e il private equity».
«Il piano industriale di Geo – conclude Finco – sembrerebbe orientato in questa direzione innovativa e merita sostegno, oltre ad essere tenuto sotto osservazione, in un contesto che dovrà anche qualificare mobilità e ricettività, con l’obiettivo di preservare il capitale sociale di PadovaFiere e riprendere a valorizzarlo a beneficio della comunità e del tessuto economico».