Padova: prezzi stabili, in affitto sempre più separati e anziani

 

C’è di che riflettere a guardare il trend degli affitti, sia abitativi che commerciali, nella nostra provincia.
Una riflessione di tipo “sociologico” che non ha pretese scientifiche ma che la dice lunga sul grado di disagio che sta attraversando la nostra realtà.
Il “suggerimento” nei confronti di una lettura che non sia solo basata sui numeri, ma su un “sentiment” che è più di una percezione, arriva da Silvia Dell’Uomo, vicepresidente vicario degli agenti immobiliari della Fimaa Ascom Confcommercio di Padova che, nella sua veste anche di vicepresidente dell’Ascom e di componente di giunta della Camera di Commercio, ha raccolto tutta una serie di segnalazioni da parte dei colleghi che individuano comportamenti per così dire “nuovi”.
“Nel mercato immobiliare segnatamente relativo agli affitti – spiega Dell’Uomo – stiamo assistendo ad un limitato aumento del numero delle locazioni in termini assoluti, mentre sul piano dei valori locativi l’ubicazione dell’immobile segna lo spartiacque”.
Più semplicemente: sono in aumento i canoni delle aree centrali, mentre sono in diminuzione quelli delle aree più periferiche, soprattutto di quelle dove assenza di servizi e, manco a dirlo, di negozi, ha lasciato campo libero ad un degrado magari non eclatante ma non per questo meno insidioso.
Ma cosa spinge verso l’affitto?
“Innanzitutto – continua la vicepresidente dell’Ascom – la difficoltà dei giovani di accedere ai mutui. Per una coppia di giovani lavoratori precari il mutuo resta comunque un sogno nonostante i cordoni delle banche si siano un po’ allentati negli ultimi tempi. Per certi versi persino l’affitto in aree non di grandissimo pregio diventa un ostacolo di non poco conto quando mancano le garanzie che i giovani oggi non possono dare”.
Ecco allora che si fa strada il “welfare familiare”, ovvero quel “cordone sanitario” messo in piedi da genitori e, soprattutto, nonni, che sono gli unici che possono offrire la garanzia di una pensione e, magari, anche qualche disponibilità supplementare faticosamente accumulata nel corso di una vita.
Ma c’è di più ed è qui che sta la vera novità.
“Alla ricerca di immobili in affitto – spiega Dell’Uomo – ci sono oggi due nuove tipologie di persone: chi si è separato e quegli anziani che, per estinguere il mutuo e non lasciare fardelli agli eredi o, come abbiamo visto, per anticipare un gruzzoletto ai nipoti o, ancora, per essere impossibilitati a rinnovare il vecchio immobile di proprietà, cedono quest’ultimo ed optano per l’affitto”.
Fin qui l’abitativo. Diverso il discorso per il commerciale sul quale, vale forse la pena ricordare, l’Ascom, da diverso tempo è impegnata a rimodulare quei contratti che, magari sottoscritti in epoche di “vacche grasse”, hanno finito per pesare in maniera eccesiva sui locatari una volta che la crisi ha investito pesantemente il settore del commercio.
“Direi che adesso – conclude la vicepresidente vicaria della Fimaa Ascom di Padova – il problema è soprattutto un altro: quello che la vita dei negozi si misura talvolta anche nell’arco di qualche mese (è il caso dei “temporary shop”) e comunque non sono rari gli esercizi commerciali che chiudono nell’arco del primo biennio di attività. Un fenomeno che, vuoi per la crisi, vuoi per la mancanza di un’adeguata formazione, finisce per riflettersi anche sugli affitti che, anche in questo caso, sembrano privilegiare più le “garanzie” che non progetti di un certo respiro.
Padova, 6 febbraio 2017