Quasi 44 milioni di euro. È la ripercussione a breve termine che avrebbero sulle aziende padovane l’introduzione dei dazi doganali “minacciati” da Donald Trump e dalla candidata Marine Le Pen secondo Fabbrica Padova, centro studi di Confapi. Il presidente Carlo Valerio: «Quella nazionalista è una risposta sbagliata. Rinunciare a un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza sarebbe dannoso per tutti, anche i “trumpisti” del Veneto devono tenerlo a mente».
Il ricorso alle politiche protezionistiche annunciato da Donald Trump farebbe perdere alla provincia almeno 13 milioni di euro l’anno. È una stima di Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, partendo dal presupposto che oggi gli Stati Uniti rappresentano per l’export del territorio il terzo mercato di sbocco (dietro a Germania e Francia), facendo entrare nelle casse delle imprese padovane un valore che, nel 2016, si è aggirato attorno ai 657 milioni di euro.
Il calcolo del “danno” parte da uno studio degli economisti della società di consulenza e ricerca economica Prometeia, che ha ipotizzato un ritorno alle tariffe doganali di fine anni ’80 stimando un costo totale per le imprese italiane di oltre 756 milioni di euro, il 2% degli attuali valori esportati verso gli Stati Uniti (circa 35 miliardi l’anno), con particolare penalizzazione per i settori del Made in Italy (dove i dazi sono storicamente più rilevanti) e della meccanica (primo settore d’interscambio). Mantenendo lo stesso rapporto per l’ammontare dell’export padovano si arriva, appunto, a calcolare 13,14 milioni di euro di minori utili per le imprese.
Il “giochino” può essere ripetuto anche per la Francia, ipotizzando un’affermazione di Marine Le Pen, candidata di estrema destra alle elezioni transalpine del 2017. Il suo programma elettorale contempla misure come l’uscita dall’Euro, il ripristino dei controlli sulle frontiere per limitare drasticamente l’immigrazione e la creazione di un “patriottismo economico” che prevede una tassa al 3% sulle importazioni. Ebbene, ipotizzando che il costo si ribalti sui margini delle aziende che esportano, e considerando che le esportazioni delle aziende padovane oltralpe hanno toccato il miliardo e 18 milioni, nel 2016 si arriva a calcolare un’incidenza di 30,57 milioni di euro.
«Le cifre proposte sono stime, ed è chiaro che prima di azzardare qualsiasi analisi occorre vedere se le promesse – o meglio: le minacce – saranno tradotte in fatti, anche perché difficilmente un ritorno alla politica commerciale precedente l’entrata in vigore del WTO sembra conciliabile con il sistema delle norme multilaterali di cui gli Stati Uniti stessi sono garanti» afferma Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «E tuttavia alcune riflessioni già oggi s’impongono, anche perché il fenomeno dell’ascesa degli estremismi politici non è circoscritto agli Usa e alla Francia ed è chiaramente la risposta a una serie di questioni esplose negli ultimi anni: mi riferisco, in particolare, all’aumento dell’insicurezza economica, alla reazione al fenomeno dell’immigrazione e alla paura del terrorismo. E tuttavia quella nazionalista è una risposta sbagliata. E lo dico proprio considerando quello che il Nord Est e nello specifico il Veneto rappresentano nel contesto internazionale: un lampante esempio di territorio che, sfruttando la propria posizione geografica, le caratteristiche del sistema produttivo e i vantaggi del mercato unico europeo, ha realizzato in un trentennio una crescita economica senza precedenti».
«Il mantenimento di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza è uno dei principi su cui si fonda l’Unione europea» prosegue Valerio. «Tornare indietro in questo processo, assecondando semplicistiche derive protezioniste, avrebbe ripercussioni a dir poco nocive per la nostra economia. Con l’affermazione di un mercato unico in Europa il sistema di qualificazione di prodotti e servizi si è standardizzato, le infrastrutture sono state potenziate, le opportunità di finanziamento sia pubbliche sia private sono aumentate, soprattutto a favore dello sviluppo delle pmi, che costituiscono la colonna portante dell’economia italiana. Sono state soprattutto le esportazioni ad aver dato slancio all’economia veneta, anche nei momenti di peggior crisi internazionale e nelle fasi di debolezza della domanda interna. Ha senso abbandonare tutto questo?».