Cosa sta succedendo a Padova? L’analisi di Corrado Poli, in attesa del “convitato di pietra” a 5 stelle

 

Quando Sergio Giordani ha presentato la sua candidatura sostenuta dal PD mi ha colpito con una frase: “un padovano su quattro ha più di 65 anni”! Ma in sala oltre i 65 anni eravamo tre su quattro. Questa è la base elettorale del PD, soprattutto a Padova. I pochi giovani attivisti – comunque già attorno ai quaranta – non si sono guadagnati i posti con battaglie coraggiose interne al partito, ma con la mera obbedienza alle diverse cordate guidate da anziani leader. Una buona metà degli altri presenti erano coetanei ex AN, ex PdL e centristi vari.

La cosa non sorprende, ha senso ed è facilmente spiegabile: le emozioni cambiano rapidamente; le ideologie invece durano a lungo, ma nemmeno loro sono eterne. Oggi, ovunque, socialisti e liberali si alleano contro un mondo nuovo costituito da molte anime confuse: alcune già dannate, ispirate dalla violenza e dalla discriminazione; altre alla ricerca di giustizia e onestà all’interno di valori condivisi dalle persone civili. Gran parte dei presenti del PD erano persone che furono progressiste e innovative in gioventù. Che lottarono per modernizzare il paese riuscendoci e conseguendo successi personali e collettivi. Ora vivono bene in un mondo al tramonto che hanno costruito con le loro fatiche e i loro principi. Grazie ai loro successi personali e collettivi non possono che essere rispettabili conservatori. Per l’età vorrebbero che poco o nulla cambiasse davvero. Quando erano giovani, la Destra voleva procedere promuovendo l’impresa; la Sinistra tutelando le classi sociali più deboli, ma entrambi avevano lo stesso obiettivo di modernizzare la città materiale e la società che oggi sono il prodotto di questa dialettica. Conseguita la modernizzazione, sinistra e destra hanno finito per condividere quasi tutto per cui le differenze sono diventate insignificanti e le alleanze ovvie.

Inoltre hanno creato una rete di collaborazioni professionali, politiche ed economiche; e soprattutto amicizie e un’umana condivisione “generazionale” di ricordi e nostalgie. Giordani li rappresenta bene essendo un ricco imprenditore con un passato in Forza Italia, confermato Presidente dell’Interporto da Bitonci dopo essere stato nominato da Zanonato di cui è uomo di fiducia. Insomma, normali affari mischiati alla politica senza ombre di scandali (almeno finora), ma anche senza idee nuove inesprimibili da un elettorato conservatore il cui utile compito è procedere sulla via vecchia rallentando il cambiamento di rotta per evitare traumi. Il candidato civico Giordani, è un abile (speriamo) timoniere, non certo un audace capitano alla ricerca di nuove rotte. È l’uomo adatto a garantire la stabilità di un mondo al tramonto, ma non ancora finito che i numerosi ultrasessantenni padovani non possono che sostenere.

Mentre si celebrava la presentazione del candidato civico sostenuto dal PD e dagli alleati di destra e centro, alla Fornace Carotta si riuniva la Coalizione Civica. Si tratta di una lista che rappresenta l’involuzione di Padova2020. Padova2020 presentatasi alle elezioni nel 2014 nacque da un’idea geniale di Fabio Salviato – fondatore di Banca Etica –il quale però ne fu presto emarginato e la lista si trasformò di fatto in una costola della sinistra radicale e di altri gruppi satelliti del PD che ne assunsero il controllo aprendo la strada al trionfo di Bitonci e alla débâcle di Rossi. Molti si erano illusi dell’indipendenza e dell’apertura alle nuove idee e ai giovani di questa aggregazione politica che trovava il consenso al di fuori delle vecchie categorie di destra e sinistra e alle loro radicate consorterie. Purtroppo di innovativo non rimase nulla e il risultato fu che i voti degli indipendenti che s’erano illusi di avere trovato in Padova2020 uno spazio politico mancante non andarono al candidato del PD nonostante il maldestro apparentamento al ballottaggio. Oggi questa coalizione civica s’è impoverita di tanti militanti indipendenti “trasversali” e accolto antichi rappresentanti di una sinistra radicale che pensa come negli anni settanta ed è legata a idee e schemi minoritari. Non accetteranno mai di votare Giordani che rappresenta anche la destra moderata.

Il loro candidato Lorenzoni porterebbe un elemento di positiva novità nel grigio panorama politico padovano. Tuttavia, dovrà rendere conto all’estrema sinistra di CC e soprattutto al PD e ai suoi alleati. Si prospetta quindi un’amministrazione comunque conservatrice dei valori e dei poteri economici radicati di cui Lorenzoni appare un appropriato garante. Se saprà gestire le inevitabili baruffe e interessi spiccioli interni così come avvenne quando nel 2004 Zanonato incluse nella sua maggioranza Rifondazione Comunista e i Verdi, supererà la legislatura, ma non aspettiamoci alcun cambiamento reale.

Su tutto questo incombe la possibile scissione del PD.

In questa situazione – in evoluzione o involuzione continua – Bitonci resta un candidato forte per varie ragioni. Prima di tutto usa il linguaggio di successo del peggior populismo di destra ormai quasi maggioritario in Europa e US. Inoltre è sostenuto da un partito che nel Veneto è al governo da oltre vent’anni e quindi ben radicato nella politica locale. Perciò una sua conferma farà indignare i soliti (me compreso), ma non manderà nel panico nessuno di quelli che hanno rapporti negli affari che contano. Infine, ogni volta che viene attaccato, insultato, disprezzato, guadagna in visibilità e consensi tra coloro che sempre più lo vedono come l’alternativa o come un dispetto poiché sono genericamente stanchi della “vecchia politica”.

In attesa del convitato di pietra …

Corrado Poli
Giornalista opinionista e docente universitario