Ottima accoglienza del pubblico per Dro Drone Land, la mostra di dipinti e incisioni di Maria Candeo in corso a Padova in Piazza dei Signori, alla Sala della Gran Guardia, fino al 26 marzo 2017. La personale, organizzata dal settore cultura del Comune e curata da Enrica Feltracco, raccoglie oltre 30 opere, tra oli su tela, su carta e incisioni dell’artista padovana, che indaga il mondo attraverso paesaggi ricavati dalle immagini di droni e satelliti, che svelano una prospettiva inedita, e molto critica, del pianeta Terra trasformato dalla razza umana (sito web www.mariacandeo.com ) Pubblichiamo qui un saggio di Elisabetta Vanzelli, dal catalogo della mostra.
“Quando un artista si allontana dalla restituzione mimetica della realtà le sue intenzioni si accompagnano, solitamente, a un pensiero di sintesi che riconosce ai principi dell’astrazione primati tra loro trasversali, non necessariamente riconducibili a un’ottica di tipo formalista. Esistono infatti, fin dalla nascita delle prime manifestazioni aniconiche, numerose variabili di intenti riassumibili, per sommi capi, tra un principio di autosufficienza dell’immagine e un fine, di natura chiaramente simbolica, associato alla rappresentazione di contenuti “intimi”, legati alle sfere dell’emotività e dello spirito più che a quelle dell’intelletto.
Nel caso di Maria Candeo, per la cui pittura, in realtà, rimane fondamentale il riferimento naturalistico di fondo, l’atteggiamento di natura astratta ha infatti a che fare con una volontà di reinterpretazione personale del processo figurativo, risultante da una sorta di mediazione tra un dato oggettivo iniziale e le successive riduzioni formali di intenzionalità fortemente metaforica. Fatalmente, la particolarità del caso riguarda la natura iniziale dei soggetti presi in considerazione, o meglio dire la loro provenienza, direttamente reinviabile all’ambito satellitare di droni e di immagini realizzate dallo spazio. Come è ovvio che sia, una riproduzione di ambientazioni di questo tipo implica, già di per sé, una visione di sintesi rispetto all’immagine presa in analisi; visione che pare tuttavia avvicinarsi all’indole pittorica di Candeo se si considerano la rarefazione quasi assoluta di alcuni lavori, gli addensamenti materici esili, i passaggi cromatici lievi ma anche altre tele, per così dire, nelle quali la pittura si fa quasi tumulto, rafforzando la sensazione di una visione interiore delle cose.
Accostarsi a queste opere consapevoli di ciò che si sta osservando – in sintesi, una sorta di riduzione prospettica dal macro al micro (o viceversa) – determina un grado di suggestione ancora maggiore nei confronti dei contenuti più profondi della pittura di quest’artista: l’enorme scarto di rappresentazione tra ciò che appare infinitamente grande per l’occhio umano riducendosi a infinitamente piccolo per l’occhio digitale, ad esempio, permette di aprire a riflessioni sulla natura dei nostri tempi tra le quali primeggia, anticipatrice, la teoria dei medium di Marshall Mc Luhan, secondo cui “il messaggio di un medium o di una tecnologia é nel mutamento di proporzioni, di ritmo o di schemi che introduce nei rapporti umani”.
Così è nelle tele di Candeo, dove la corrispondenza tra l’immagine restituita dal medium – il drone – e la sua rilettura da parte dell’artista si rinnova in ulteriori combinazioni sceniche di natura per lo più gestuale e materica, tanto che l’indicazione descrittiva originaria si dirada (quasi) definitivamente nella conquista delle paste e dei colori.
Un’ultima osservazione che desidero sollevare si lega al forte valore sociale che Candeo attribuisce all’atto estetico, come dimostrano i titoli stessi delle sue opere. Trattandosi, di fatto, dei soggetti ultimi delle sue tele, le tematiche relative a fenomeni di deforestazione, di desertificazione e di inquinamento climatico, solo per fare alcuni esempi, evidenziano l’incisività dell’opera come espressione di testimonianza o come momento di de- nuncia rispetto alle problematiche più urgenti dei nostri tempi, riconvalidando un aspetto forse poco presente nei linguaggi più contemporanei, ovvero quello di un in- tento programmatico e sociale – quindi politico – dell’opera d’arte nel rapporto con la realtà delle cose”.
Video della mostra su https://www.youtube.com/watch?v=Bz9NYwTAoz4