C’era la madrina del regolamento che ha portato il concetto di “prima i padovani” nel cuore degli asili nido e delle scuole materne. C’era il paladino dell’anti zanonatismo a spada tratta. C’era l’assessore che ha portato i pastori tedeschi fin sulla soglia delle cucine economiche popolari di suor Lia. C’era l’ex assessore provinciale che chiama i migranti “risorse” ed è un fan di Putin. C’era l’ex sindaco finito in una pelosa questione di milioni di euro di una eredità rubata. C’era tutto questo dentro al punto elettorale di Sergio Giordani in piazza dei Frutti. Molti, ma non tutti per la verità, di costoro, festeggiavano tre anni fa ed ora si presentano nell’ex campo avverso senza un grammo di autocritica. Nessuno durante la presentazione della lista “Area civica” ha mai detto la frase “ho sbagliato” o “abbbiamo sbagliato”. Anzi molte le strizzate d’occhio a Giustina Destro, seduta in prima fila “ti ricordi Giustina …”.
“Quella con Bitonci è stata un’esprienza traumatica, drammatica e molto triste” ha detto Maurizio Saia, l’assessore con sempre in braccio il cane chiamato Benito. Ci è stato talmente male Maurizio Saia nella giunta Bitonci da esserci rimasto fino all’ultimo momento utile. Non risultano infatti sue dimissioni prima dell’11 novembre, data in cui ceto la caduta è dovuta anche alle dimissioni della sorella Fernanda.
Ma la politica funziona in maniera un po’ diversa dalla parabola della vigna di nostro signore. Il lavoratore dell’ultima ora infatti dovrebbe almeno fare un po’ di autocritica. Promettere che certe bestialità, come i vigili urbani usati contro i mendicanti e il concetto di straniero applicato a chi nasce qui, non ritorneranno. Perchè altrimenti, sempre per rimanere nelle similitudini evangeliche, il rischio è quello di aver imbarcato solo dei sepolcri imbiancati. E di aver venduto i valori della solidarietà e dell’inclusione sociale per un pugno di lenticchie. Pardon, di voti.
Alberto Gottardo