Una grande festa, a 30 giorni esatti dall’eventuale secondo turno. Quealche centianio di persone è arrivato a salutare Sergio Giordani nella sua prima uscita pubblica dal malore che lo ha colpito nella serata di giovedì 4 maggio. Tre settimane dopo Sergio Giordani si muove senza paura e parla molto bene visto quello che gli è capitato. Intorno ha un cerchio di sicurezza: marcato a uomo dall’amico e medico Stefano Bellon, guardato a vista dalla moglie Lucia e dalla figlia Paola. Giordani abbraccia e bacia tutti i presenti nel grande punto elettorale di piazza della Frutta. Tutti lo salutano con affetto. Poi arriva il ministro Graziano Del Rio e prima dell’attesissimo discorso, sulla parete del punto elettorale viene proiettato un video con lo story telling di Sergio Giordani. Parte inevitabilmente dalla promozione in serie A. Partono gli applausi. Fa un po’ impressione pensare che correva l’anno 1994. Chi scrive aveva 18 anni. 23 anni dopo di ragazzi che sono nati negli anni di Galderisi, Lalas, Longhi e Di Livio in biancoscudato ce ne sono pochissimi, forse tre o quattro sia tra i candidati a supporto di Sergio Giordani sia nella sede elettorale, nonostante il ricco buffet e gli aperitivi.
PAre ieri probabilmente a chi era giovane in quegli anni come Mario Liccardo, che proprio l’anno in cui sono nato io, il 1976, entrava in consiglio comunale con il Partito repubblicano e ne uscì proprio in quegli anni, nel settembre del 1993. E’ di fatto il “papà” del tram la cui progettazione iniziò in quegli anni. “Mi sarebbe piaciuto quello vero, però”, puntualizza. Insieme a lui c’erano anche Lamberto Toscani, in quegli anni presidente della Provincia, ed altri esponenti della fu maggioranza democristiana. Due vecchie volpi molto ascoltate da Sergio Giordani.
Queste le valutazioni di uno, come me, che guarda le cose con “troppa libertà” come mi ha detto il segretario cittadino del Pd Antonio Bressa, prima che arrivasse il ministro Del Rio. Io gli ho risposto che la libertà non è mai troppa. Ne sono sempre più convinto. Certo, come disse in un bellissimo discorso, Barak Obama, “freedom is not for free”; la libertà non è gratis. E sono in fondo anche un bel po’ orgoglioso di aver sacrificato tanto, pagato un prezzo altissimo, alla mia libertà.
Queste le parole di Sergio Giordani:
“Vi ringrazio per me è un onore avere qui il ministro Del Rio. L’avevo già conosciuto l’anno scorso e gli avevo fatto qualche richiesta per l’Interporto. Ora gliene faremo delle altre. Vi ringrazio tutti perchè per me sono stati 20 giorni di ferie, ero un po’ stanco”. La gente ride, sollevata: ha di fronte un uomo segnato ma combattivo, che sa dare prosodia alle sue parole. Insomma, il colpo è stato duro, ma Sergio Giordani non è andato Ko. Fuori dalla folla, verso l’uscita laterale, la figlia di Sergio, Paola Giordani, si asciuga una lacrima. Al suo fianco Stefano Bellon. E’ la fine della grande paura.
“Ho avuto un ictus, non ho mica paura a dire questa parola – spiega Giordani – in questi giorni ho visto Padova che ha risposto in maniera incredibile, sotto tutti gli aspetti, dal punto di vista familiare ma anche sotto il profilo della squadra: non hanno mai litigato, non ci sono state mai discussioni.
La parola non funziona ancora perfettamente ma qua dentro funziona tutto – dice Giordani indicandosi la testa – il terzo giorno ero molto preoccupato per la mia famiglia e per la mia campagna elettorale. Ho spiegato, non parlavo ancora, dicendo che se vogliono cambiare io so no disponibile ad andare avanti ma anche a cambiare. Io non sono tornato per fare una passeggiata, io sono tornato per vincere. Non ci sarò 16 ore come prima ma un po’ alla volta mi riprendo: voglio ringraziare la sanità padovana che è eccezionale”. E ripensando al video che ha aperto la festa puntualizza: “non l’ho fatto fare io, non ho il culto della personalità”.
“Noi non abbiamo mai pensato nemmeno un minuto di cambiare candidato”, spiega il maestro di cerimonia Massimo Bettin. Chissà se è vero. A sentir spezzoni di frase tra Fabio Salviato e Leo Arcolin. Sia come sia con una battuta Giordani puntualizza: “Non avete cambiato perchè sennò perdevate”. La colonna sonora del video era la canzone di Luca Carboni “Ci vuole un fisico bestiale”. Dice Carboni (anche quella canzone anno 1992) “ci vuole un fisico bestiale per stare nel mondo dei grandi, e poi trovarsi a certe cene, con tipi furbi ed arroganti” tipo alcuni dei presenti, che si saranno pur vergognati a setire Garaziano Del Rio dire: “Noi siamo un’altra cosa dalla destra che pensa di risolvere i problemi con l’uomo solo al comando, creando dei nemici”.
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Alberto Gottardo