I giovani di Padova: sempre connessi e uno su due “bullizzato” almeno una volta

 

A quindici anni il 70 per cento guarda la tv ogni giorno, il 98 per cento possiede uno smartphone e il 93 per cento si collega a internet tutti i giorni, il 37 per cento lo fa senza limiti di tempo o restrizioni di sorta da parte dei genitori.
Per comunicare in rete usano Whatsapp (96 per cento), Instagram (72 per cento) seguito da Facebook (50 per cento), Skype (27 per cento), Snapchat (25 per cento), Google+ (22 per cento).
Il 9 per cento gioca online a giochi in cui realmente si vincono o perdono soldi. Il 15 per cento ci gioca, ma solo con monete virtuali. Uno su quattro ha provato qualche altro gioco d’azzardo (gratta e vinci, lotto, slot machine, totocalcio, scommesse sportive…)
A quindici anni un ragazzo su due (56 per cento) dichiara di aver subìto almeno una forma di bullismo negli ultimi sei mesi. Il 51 per cento ammette di averne compiuti. Le forme più comuni sono di tipo verbale. Il 16 per cento è stato infastidito attraverso il computer o il cellulare (cyberbullismo).
Nella loro personale gerarchia di felicità mettono al primo posto gli amici, seguiti dalla famiglia.

Sono i ragazzi tra i quindici e i sedici anni dello studio longitudinale “Crescere”, curato dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova, con il sostegno della Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo. La ricerca della Fondazione Zancan, partita nel 2013 e giunta alla sua quarta annualità, si basa su un campione dimille ragazzi residenti tra le province di Padova e Rovigo, con l’obiettivo di monitorare, dagli 11 ai 18 anni, un momento fondante della loro esistenza com’è il delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza, capire quali fattori favoriscono la loro crescita positiva, proteggendoli dai rischi di infelicità e disagio sociale, in un contesto complesso e altamente digitale anche solo rispetto a dieci anni fa.
Gli ambiti di indagine sono molteplici: la scuola, lo sport, il tempo libero, la famiglia, le relazioni con i coetanei,  il rapporto con la malattia (con la collaborazione con la Fondazione Città della Speranza e la clinica oncoematologica pediatrica di Padova)…
«La nostra ricerca ha per oggetto un segmento di popolazione spesso al centro della cronaca – precisa CESARE DOSI, presidente della fondazione Zancan – Purtroppo gli studi sui ragazzi di fatto sono rari e, a livello internazionale, addirittura non esistono, al punto che la fondazione Zancan è assediata da richieste in merito a “Crescere”. Affrontare studi così duraturi nel tempo non è facile: servono finanziatori pazienti e motivati.E noi abbiamo trovato, da sei anni a questa parte, nella Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo un finanziatore attento e rispettoso dei tempi lunghi dello studio».

«Stiamo facendo del nostro meglio – spiega TIZIANO VECCHIATO, direttore della fondazione Zancan – perché, forse per la prima volta nel nostro paese, con uno studio longitudinale vengono affrontati i problemi e le risorse positive della popolazione dai 12 ai 18 anni. Il tasso di abbandono del campione è intorno al 20 per cento in quattro anni e questo è già un notevole successo poiché, la media degli studi longitudinali in genere è del 20 per cento all’anno. Abbiamo puntato molto sulle motivazioni date a genitori e a insegnanti coinvolti e quest’anno il campione si è ampliato da 400 a mille studenti, grazie all’ingresso di otto istituti superiori (licei, istituti tecnici e professionali) delle province di Padova e Rovigo». Di recente la Zancan ha avuto l’opportunità di presentare “Crescere” a Honk Kong: «Una soddisfazione – commenta Vecchiato – ma anche una buona occasione per comprendere quanto le società orientali alle prese con un forte cambiamento sociale, siano interessate allo sviluppo e al benessere dei loro giovani».

I dati raccolti nell’ultima annualità di “Crescere” rimangono in linea con i precedenti, anche se lentamente la fotografia si sta modificando rispetto ai primi anni. «L’84 per cento del campione continua a sentirsi supportato dalla famiglia – spiega GIULIA BARBERO VIGNOLA, ricercatrice responsabile di “Crescere” – ma le percentuali sono in progressivo calo. A 12 anni il quadro era veramente positivo: buone le relazioni in famiglia, buona l’opinione sulla scuola, alti i livelli di autostima e benessere. Invece a 13-14 anni, in corrispondenza del passaggio dal primo al secondo grado della scuola secondaria, si assiste a un calo significativo in tutte le aree di benessere osservato: più critiche le relazioni in famiglia e il dialogo con i genitori, più bassi i livelli di autostima e benessere. Ora, a 15-16 anni umenta il carico di studio e responsabilità, i ragazzi iniziano ad affrontare i primi insuccessi in ambito scolastico e affettivo, diventano più consapevoli dei propri punti di forza, ma anche delle proprie debolezze».
Sette ragazzi su dieci ricevono dalla famiglia l’aiuto morale e il sostegno di cui hanno bisogno; otto su dieci sono convinti che la famiglia tenta realmente di aiutarli nelle difficoltà. L’aspetto più critico è però quello del dialogo: il 57 per cento sa di poter parlare dei propri problemi in famiglia, un quarto è incerto («a volte sì a volte no») e il 18 per cento invece non è d’accordo. Ècomplicato soprattutto il dialogo con il padre: per quasi metà dei ragazzi risulta «difficile/molto difficile» parlare con il padre di cose che preoccupano veramente. Il legame con la madre è più forte perché – affermano i ragazzi – c’è meno imbarazzo a parlare dei propri problemi, perché cerca di essere comprensiva, aiuta a conoscersi meglio, si interessa maggiormente dei problemi.
Le situazioni di instabilità familiare sono più frequenti negli istituti professionali (22 per cento) rispetto ai tecnici e ai licei (12-13 per cento). Anche la qualità del dialogo e il supporto che i ragazzi percepiscono dalla famiglia è più basso.

Nell’ultimo anno circa un quarto delle famiglie coinvolte nello studio (23 per cento) ha indicato almeno unadifficoltà economica: ci sono stati momenti in cui non c’erano le risorse per comprare vestiti di cui c’era bisogno, pagare le bollette, pagare le tasse, pagare l’affitto o mutuo della casa, sostenere spese sanitarie (dentista, occhiali ecc.), spese per la scuola (libri, gite ecc.) o per i trasporti. Nel 14 per cento dei casi la situazione economica nell’ultimo anno è peggiorata per vari motivi: perdita del lavoro di uno dei due genitori, diminuzione dello stipendio, separazione dei genitori, spese impreviste. La situazione è critica soprattutto negli istituti professionali: il 40 per cento degli studenti ha problemi di tipo economico in famiglia.
Lo sport e la salute sono altri due aspetti importanti di “Crescere”. Grazie al contributo fondamentale dell’Azienda Ulss 6 Euganea, che dal 2013 ha realizzato oltre mille visite mediche gratuite per i ragazzi coinvolti nello studio.  I risultati longitudinali evidenziano un calo della pratica sportiva con il progressivo innalzamento dell’età dei ragazzi. Nella prima annualità, quando a essere coinvolti erano ragazzi di 11 e 12 anni, gli sportivi erano l’87 per cento. In terza media erano l’84 per cento e in prima superiore si è registrata una diminuzione al 76 per cento.
Sempre meno ragazzi poi si dedicano al livello agonistico: in quattro anni gli agonisti passano dal 59 al 46 per cento con una perdita di 13 punti percentuali.

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La Fondazione Emanuela Zancan onlus è un centro nazionale di studio, ricerca e sperimentazione nell’ambito delle politiche sociali, sanitarie, educative, dei sistemi di welfare e dei servizi alla persona. Ha sede a Padova e a Malosco (Trento).

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Lo studio “Crescere” è realizzato grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con l’Azienda Sanitaria Ulss 6 Euganea e il Servizio di Medicina dello Sport. Gode del patrocinio della Fondazione Città della Speranza e dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza. È sostenuto e promosso dal Garante regionale dei diritti della persona della Regione Veneto, da 84 Comuni della provincia di Padovae il Comune di Rovigo, il De Leo Fund Onlus.