Alcune sere fa abbiamo accolto in emergenza nella chiesa di Codevigo. Era una situazione di estrema emergenza; ci si è relazionati con i richiedenti asilo con cui sono state concordate le modalità dell’accoglienza temporanea per la notte. C’è stata la collaborazione di un’intera comunità che ha dato aiuto e sollievo a circa 200 persone in difficoltà. Era una situazione straordinaria.
Questa sera, a Piove di Sacco, la situazione si sta riproponendo, in termini decisamente diversi: i richiedenti asilo sono sollecitati da alcuni esponenti del sindacato USB a lasciare comunque l’hub di Conetta, senza dialogare in maniera costruttiva con la Prefettura di Venezia, che ha la responsabilità della loro presenza nel territorio e il panorama di possibilità concrete e fattibili di ricollocazione. Come Chiesa non possiamo accettare strumentalizzazioni, né tantomeno – cosa ancor più grave – che i giovani che escono dall’ex base di Conetta vengano illusi di trovare comunque un alloggio e una sistemazione alternativa, quando invece rischiano di perdere anche i pochi diritti acquisiti: l’assicurazione di un tetto e di un pasto.
La Chiesa sta lavorando per l’accoglienza diffusa, che vede come unica strada umana e dignitosa per un’integrazione sostenibile. I fatti di questi giorni dimostrano tutta la fragilità delle macroaccoglienze. Un’accoglienza dignitosa può realizzarsi, infatti, in maniera virtuosa se istituzioni, politica, realtà ecclesiali e società civile operano ognuno per le responsabilità proprie. Da parte sua la Chiesa di Padova rispetto alle macroaccoglienze sta da tempo collaborando con le istituzioni affinché queste situazioni vengano superate a favore di soluzioni più dignitose.
Questa volta, dopo lunghe ore di dialogo e trattative, siamo, nostro malgrado, costretti dalle circostanze e dal contesto a dire no e a non aprire le porte, anche perché a questo gruppo di giovani è comunque data la possibilità di tornare a dormire a Cona. In ogni caso si sta facendo il possibile per ristorarli al di fuori delle strutture parrocchiali e sono stati aperti i servizi igienici del patronato, ma non può passare l’idea che forzare la mano e porsi al di fuori delle regole sia la soluzione a un problema che ha contorni di complessità enormi e che chiede l’intervento delle istituzioni prima di tutto.
È una scelta per noi dolorosissima, che abbiamo comunque condiviso con l’amministrazione comunale e che abbiamo fatto pensando anche alle altre centinaia di persone che sono nelle basi. Quanto sta accadendo in queste ore sottolinea anche l’inadeguatezza di queste modalità di protesta, che rischiano di amplificare i problemi e la situazione dei richiedenti asilo.