A sei anni dall’entrata in vigore della Legge Golfo-Mosca, che impone un terzo di donne nei Consigli di Amministrazione delle società quotate in Borsa, la discussa “norma quote rosa” sembra funzionare: soprattutto in un Veneto all’inizio forse un po’ più “tiepido”.
Dal 2012 al 2017 le donne dei CdA italiani sono passate dal 6,0% al 30,8%. Anche nel Veneto l’incremento delle quote rosa è stato significativo: dal 7,9% di partenza al 32,8% di oggi, sopra la media nazionale.
Una trasformazione rosa che si fa sentire: per esempio alla Massimo Zanetti Beverage, società entrata in Borsa nel 2015, ci sono 4 donne consigliere su 9; e la Geox è passata dalle 2 consigliere del 2015 alle 4 di oggi.
La legge prevede l’applicazione delle nuove norme alla scadenza naturale degli organi amministrativi già in carica (solitamente di durata triennale): dunque, entro la fine del 2018 ci saranno anche in Veneto altre nomine al femminile, che porteranno tutti i Consigli alla quota obbligatoria del 33,3%.
Dopo un percorso forzato dalla legge, si attende ora una più spontanea evoluzione rosa: “La forte crescita professionale delle donne, che ormai sono il 60% dei neolaureati in Italia – precisa l’ing. Lisa Zanardo, coordinatrice dell’Osservatorio Professionale Donna – è un must per le aziende, specie sul piano internazionale. Come hanno confermato i sondaggi tra le neolaureate delle Università di Padova e Bari svolti lo scorso anno, la preparazione delle donne al lavoro è sempre più considerata, e percepita in crescita rispetto a quella degli uomini.”
“Il percorso intrapreso dal nostro Paese per il raggiungimento delle pari opportunità nei Consigli di Amministrazione, sta conducendo a ottimi risultati – osserva l’economista e presidente di Crédit Agricole FriulAdria Prof. Chiara Mio. Come dimostrano molti studi, la diversity nei Board aumenta la capacità di creare valore nelle aziende ed è significativo che il Nord Est, un territorio che sta trainando la ripresa economica, registri una percentuale di quote rosa superiore alla media italiana. Si sta finalmente capendo che non è solo una questione di principio, ancorché sacrosanta, ma è anche il modo per liberare un potenziale inespresso a cui fino ad oggi si è rinunciato.”
Anche se rimane lontano da Paesi come la Norvegia, dove ormai sfiora il 50%, il peso delle donne nei Cda delle società italiane quotate in borsa (30,8%) si rafforza a livello europeo, e va ad allinearsi a Svezia e Francia, intorno al 35%, superando Gran Bretagna e Germania, al di sotto del 25%, e la Spagna ferma al 15%.