Una “capitale” del commercio all’ingrosso, sicuramente in linea col suo glorioso passato anche se, forse, non è tutto oro quel che luccica.
E’ questo il quadro che emerge dal “Rapporto” sul commercio all’ingrosso licenziato in queste ore dal Servizio Studi della Camera di Commercio e relativo al periodo 2009-2017 (limitatamente al terzo trimestre dell’annualità appena passata).
Si diceva “Padova capitale”. In effetti al 30 settembre scorso il totale delle imprese operative (incluse le unità locali) nel commercio all’ingrosso ammonta a 6.371 unità pari al 9,5% del totale delle imprese operative nelle attività terziarie della provincia. Non solo: Padova risulta essere la nona provincia italiana per numero di imprese del settore con il 2% del totale nazionale (311.231 unità alla stessa data) e la prima nel Veneto con il 25,1% del totale regionale (25.417 unità) seguita da Verona (20,7% per 5.266 unità). Ancora: la distribuzione delle specializzazioni si caratterizza dalla prevalenza delle imprese all’ingrosso di beni di consumo finale (2.464 unità pari al 38,7% del totale includendo sistema moda, mobili-arredamento, elettrodomestici, articoli per la casa, elettronica, profumeria, farmaceutica, ecc.) seguiti da prodotti vari per l’industria e l’edilizia (1.427 unità per il 22,4%), dai macchinari e attrezzature (875 unità per il 13,7%) e dagli alimentari e bevande (766 unità, 12%) e via via tutte le altre specializzazioni con minori consistenze.
Se poi guardiamo alla struttura delle imprese per forme giuridiche, il 50,5% sono società di capitali mentre le imprese individuali si attestano al 31,4% e le società di persone al 17,6%. Il mezzo punto che manca sono essenzialmente cooperative.
Che Padova sia “capitale” lo conferma anche l’indice di densità del commercio all’ingrosso in rapporto all’insieme delle imprese del terziario. In questa classifica la provincia euganea è al 7° posto in Italia e al 1° nel Veneto anche se la dimensione delle imprese in termini di addetti fa suonare il primo campanello d’allarme: l’ 89,6% del totale è infatti costituito da imprese con meno di 9 addetti, dato non dissimile da quello veneto (90,3%) e nazionale (93,2%) ma significativamente inferiore, ad esempio, a Verona, se si raffrontano i numeri delle imprese con più di 50 addetti. Complessivamente Padova vanta 19.192 unità impiegate pari al 9,8% del totale degli occupati nelle attività terziarie della provincia ed anche in questo caso è preceduta da Verona che con 20.413 unità detiene il 25,3% del totale regionale contro il 23,8% di Padova che, comunque, rimane pur sempre il 7° valore in Italia.
Tutto bene, dunque?
“Non proprio – analizza il presidente dell’Ascom, Patrizio Bertin – dal momento che le imprese straniere costituiscono il 14% del totale (638 unità in valore assoluto su un totale 4.553 sedi legali) con un aumento di 4,2 punti negli ultimi sei anni e quasi tutte sono extracomunitarie (12,3% per 561 unità). Questo significa che il commercio all’ingrosso presenta una percentuale di imprese straniere ed extracomunitarie superiore a quella che si rileva per il totale delle imprese attive nella provincia (rispettivamente 9,1% per le imprese straniere e 7,1% per quelle extracomunitarie). Per cui mi domando: quante sono veramente quelle all’ingrosso e quante invece non sono al dettaglio camuffate da ingrosso?”
Evidente il riferimento di Bertin agli ingrosso cinesi che vendono al dettaglio in spregio a qualsiasi norma di legge e contro i quali da anni l’Ascom ha intrapreso una battaglia a 360 gradi.
Una preoccupazione che il “Rapporto” del Servizio Studi della Camera di Commercio, pur nella sua assoluta neutralità aritmetica, non fa che confermare.
“Nel periodo 2011-2017 – continua Bertin – la componente straniera (+39,3 in termini percentuali e +180 unità in valore assoluto) è aumentata soprattutto nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e calzature e, i misura meno marcata, anche dell’ingrosso non specializzato. Viceversa sono diminuite le imprese italiane (-7,1% per – 285 unità)”.
Imprese straniere (l’analisi è possibile solo per le imprese individuali che comunque superano l’80 per cento del totale) che in massima parte sono cinesi e che con 268 unità pari al 59,1% del totale delle imprese individuali straniere del commercio all’ingrosso lasciano poco spazio alle altre nazionalità: 36 sono in capo a titolari nigeriani, 31 ad iraniani, 16 a marocchini e 11 a romeni.
“Leggo che nell’arco di tempo che va dal 2011 al 2017 – evidenzia Bertin – l’aumento delle imprese individuali cinesi nel commercio all’ingrosso ha raggiunto la cifra del +48,1% pari a 87 unità anche se, nell’ultimo anno, i titolari cinesi sono diminuiti lasciando sul campo 12 unità ed un valore percentuale in diminuzione pari al 4,3%”.
Lecito chiedersi: cala l’interesse dei cittadini del dragone verso la piazza padovana o, più semplicemente, i numeri tendono ad assestarsi?
Difficile a dirsi in questa fase congiunturale segnata da una moderata ripresa e dunque da un ritorno verso acquisti qualitativamente più elevati da parte dei consumatori. Più facile invece confermare la netta superiorità dell’area centrale in quanto polo del commercio all’ingrosso. Nell’area centrale della provincia è infatti concentrato il 56,3% del totale con un significativo 30,8% nel solo comune di Padova (1.965 unità). Seguono il Cittadellese (730 unità, 11,5%), il Camposampierese (498 unità, 7,8%) e il Monselicense (498 unità per un 7,2%).
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