Campioni del proprio girone e la squadra più forte della Lega Pro. E’ un Padova che quest’anno ha centrato tutti i risultati. E che si affaccia alla serie B con la solidità di un gruppo che ha in testa un progetto molto solido. Merito, ancora prima che della squadra, di Roberto Bonetto che ha saputo dare gambe al progetto nato quattro anni fa sulle ceneri di quello dai costi faraonici di Marcello Cestaro, dopo che l’avventura di Penocchio e Valentini si è conclusa con un fallimento che, a chi aveva un minimo di occhio, era preannunciato già dal mese di novembre dell’anno precedente.
Roberto Bonetto ha fatto una cosa semplice: ha fatto il presidente senza mettere bocca più di tanto sulle scelte del suo direttore sportivo e del suo allenatore, venuto a Padova per rilanciarsi dopo aver già frequentato la parte alta del calcio professionistico italiano. E per vivere da protagonista anche la serie B ha allargato la compagine a un socio dalle spalle larghe e dalla già importante esperienza nel calcio europeo. Una ottima prospettiva per un calcio biancoscudato che finalmente assiste a poche chiacchiere e tanti fatti. Avanti così, presidente Bonetto, e complimenti per una stagione da incorniciare. Qualche neo c’è stato: un difficile cinvolgimento della piazza padovana, nonostante l’ottimo lavoro dello staff della comunicazione, che ha messo in campo sforzi creativi da serie A. Ed i fischi, credo davvero poco meritati, al sindaco Sergio Giordani, con gli ultras protagonisti e non spettatori della festa della società, cosa mai vista se non in esperienze sciagurate tipo la stagione della Lazio guidata da Cragnotti. Gli ultras lamentavano quella sera un Euganeo non adeguato ai loro desideri. Eppure è lo stesso stadio che in due serate, la prossima settimana, ospiterà 100mila spettatori totali. Segno che quando lo spettacolo è adeguato, può essere una degna cornice. Ed allora, presidente Bonetto, punti a riempire l’Euganeo l’anno prossimo, le faccio una promessa: mi abbonerò dopo tanti anni in cui sono stato lontano da quegli spalti. Perchè gli ultras quelli sono, nè più nè meno un migliaio. Per riempire gli altri 39mila posti occorrerà puntare al resto della tifoseria. Io ci sarò.
Alberto Gottardo