Dopo la “stroncatura” di 4 ristoranti siamo stati alla Gourmetteria: ha ragione Alessandro Borghese? Parrebbe di no

 

E’ nell’occhio del ciclone mediatico. Bocciato dalla giuria di 4 ristoranti, eppure sempre pieno a mezzogiorno come a sera. Con un voto basso secondo gli standard del programma condotto da Alessandro Borghese (clicca qui per vedere uno spezzone della puntata incriminata) eppure di gran nome tra i padovani appassionati dei piatti della tradizione. Dove sta la verità? Abbiamo provato a capirlo da soli e dopo essere stati ospiti al Radici di via Costa, il ristorante incoronato come il migliore tra i 4 finiti nel famosissimo programma di gastronomia televisiva, siamo stati al “peggiore”. Arriviamo al ristorante di via Zabarella a pranzo, e lo troviamo pieno di clienti. “Aspettate due minuti, vi preparo un tavolo di questi alti” spiega gentile il cameriere. E dopo una manciata di minuti ci accomodiamo. Nonostante il full in sala, i camerieri sono solerti e gentili. Ordiniamo una insalatina di gallina alla padovana, un baccalà mantecato come antipasto, bigoli al ragù d’anatra come primo, oca in onto come secondo. Da bere acqua e rosso delle venezie.

baccalà mantecato

Unico neo in sala, la botte che fa da tavolino traballa un bel po’, ma è davvero l’unico neo di un servizio quasi impeccabile. Il quasi arriva dal fatto che alla richiesta “cos’è questo rosso delle venezie”? La cameriera risponde “è un raboso”. Giuro che quello che c’era nel calice sembrava tutto tranne che raboso. Anzi, dal sentore e dal boccato avrei giurato fosse un taglio di bordolese, ma la cameriera dice che è raboso e quindi lo battezziamo raboso. Il ragazzo che me lo aveva versato non mi ha mostrato l’etichetta, ho appena fatto in tempo a vedere che si trattava di un vino bio. Stesso neo per i piatti: arrivano ben presentati, il guaio è che se te li spiegassero un attimo sarebbe anche più gustoso per l’udito, oltre che per gli occhi e per il palato ciò che viene proposto. Quindi consiglio numero uno: raccontatevi ragazzi. Siete simpatici e veloci, siate anche competenti.
Veniamo ai piatti.

insalatina di gallina

L’insalatina di gallina padovana ci permette un raffronto diretto con lo stesso piatto proposto dal ristorante Radici. Stessi ingredienti, più o meno, ma una presentazione e una consistenza completamente diversa. Sarà perchè nel piatto della Gourmetteria c’è più petto di quello che abbiamo provato da Radici, sarà per la scelta di mettere pinoli e uvetta nella base di patata schiacciata, il finocchio sopra a incoronare un pomodorino, buonissimo, e forse qualche ciuffo di valerianella di troppo. Fatto sta che c’è una spanna di differenza tra le due galline, a netto vantaggio di quella proposta da chef Andrea Valentinetti.
L’altro antipasto è eccellente nella realizzazione del baccalà: una nuvola di stoccafisso che accarezza il palato. La scelta di adagiare questa nuvoletta bianca su un triangolino di polenta gialla fritta rende ancora più gustoso l’antipasto, anche se sai già che si farà ricordare, la piccola bomba, che potrebbe risultare un po’ pesante a stomachi meno allenati di quello del sottoscritto. Insomma, bon ma onto, come si dice a Padova. Una buona notizia che ritroveremo anche nei successivi piatti: finalmente una proposta di livello che è anche sostanziosa. Alla Gourmetteria c’è anche sostanza oltrechè forma. Si mangi sul serio insomma.

Il cosciotto d’oca in onto è all’altezza della migliore tradizione padovana. Per ricordarmene una migliore devo andare indietro fino allo stellato Montecchia di patròn Alajmo. Insomma, più che bene, benissimo: Come detto la cameriera non me l’ha spiegata ma a occhio è cotta a bassa temperatura prima di essere fatta indorire in forno. Risultato eccellente. Le cosce le fornisce Michele Littamè e la qualità la senti sciogliersi in bocca.
Bene anche i bigoli; cotti al punto giusto, impiattati bene, personalmente non mi ha entusiasmato trovarci sopra il sugo ancora pinoli e uvetta, fose più adatti ad un piatto come appunto la gallinella di cui sopra o alle sarde in saor. Anche qui porzione generosa.
Al conto il coperto (ottimo e abbondante il cassettino del pane) pesa per 1 euro e mezzo a testa, la gallina per 11, il baccalà 9,50, l’oca in onto 17, i bigoli 10,50. Acqua 2 euro il calice di rosso misterioso 3 euro e mezzo. Insomma meno di 30 euro a testa. Onesto.
E’ all’altezza insomma dei suoi competitori, della Gineria e di Antonio Ferrari sicuramente. Ed uno smacco come quello subito in tv, francamente, ci appare una punizione ingiustificata. Bravi ragazzi, ribadisco: raccontatevi di più, che ne avete di cose da dire.

Alberto Gottardo

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