Il disturbo psicotico è caratterizzato da un’alterazione della percezione della realtà. In pratica le persone che soffrono di questo disturbo percepiscono una realtà alterata per un determinato periodo di tempo, una cosa che gli altri non vivono, ma a cui loro lo credono veramente.
Questa sensazione irreale genera in queste persone angoscia e nervosismo e li rende vigili nei confronti di tutto ciò che li circonda. Possono raggiungere a causa di questo un isolamento emotivo e sociale.
La psicosi, o disturbo psicotico, viene quasi sempre associata alla schizofrenia, un disturbo che – secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità – in Italia sta interessando circa 245.000 persone. In realtà il numero di chi soffre di attacchi psicotici è ben più alto.
Esistono per esempio gli episodi psicotici ‘brevi’, che provocano una reazione in una persona geneticamente vulnerabile a questo tipo di disturbi in un momento di particolare stress. Gli attacchi sono però solo di breve intensità e vengono seguiti da una totale ripresa del normale stato mentale.
L’attacco psicotico ‘tossico’ è invece quello causato dal consumo di droghe che provocano allucinazioni e paranoie evidenti solo a chi ha assunto una determinata sostanza.
Il disturbo schizoaffettivo è un disturbo di tipo psicotico in cui episodi di intensa tristezza o di euforia accompagnano i sintomi psicotici, come i deliri e le allucinazioni.
Ci sono poi altre malattie mentali che possono produrre attacchi di tipo psicotico, come il disturbo bipolare, il disturbo della personalità, ecc… Anche alterazioni organiche possono provocare una psicosi, come per esempio un tumore o un’infezione cerebrale.
Il trattamento usuale per questo disturbo comprende quei farmaci conosciuti come antipsicotici che sui pazienti hanno un effetto antiallucinatorio e antidelirante. Purtroppo hanno però anche una lunga serie di notevoli effetti collaterali.
Da svariato tempo è sotto oggetto di studi per i disturbi di tipo psicotico anche la terapia cognitivo comportamentale, soprattutto nei pazienti che rifiutano i medicinali qui sopra citati. In pratica la terapia cognitivo comportamentale (TCC) è un tipo di trattamento psicoterapeutico che aiuta i pazienti a comprendere quali dei loro pensieri e sentimenti influiscono sul loro comportamento. Secondo questa terapia, la causa della psicosi è da ricercare nel modo in cui i pazienti subiscono determinate esperienze, che vengono da loro percepite in maniera erronea e possono per questo provocare gli attacchi. La TCC viene utilizzata solitamente per trattare anche disturbi come fobie, ansia, depressione e dipendenze.
Una buona notizia per chi soffre di attacchi psicotici arriva in questi giorni e riguarda l’uso della cannabis terapeutica – e più in particolare del cannabidiolo – che potrebbe aiutare notevolmente i pazienti che ne sono colpiti.
Il cannabidiolo, più comunemente conosciuto come CBD, è uno dei principi attivi non psicoattivi della marijuana, che oggi giorno continua a richiamare l’attenzione per le potenzialità che ha nel trattamento di vari disturbi e malattie che vanno dall’epilessia al cancro.
Un recentissimo studio ha evidenziato che anche una singola dose di olio di CBD può aiutare a ridurre gli attacchi psicotici, riuscendo a ripristinare la normale attività in tre aree cerebrali ‘resettando’ il cervello.
È ancora presto per considerarlo un rimedio certo per qualsiasi tipo di psicosi, ma altri studi verranno iniziati per capire se il CBD può effettivamente avere questa capacità per trovare una strada meno invasiva rispetto agli antipsicotici, soprattutto se viene associato alla terapia cognitivo comportamentale.
Fino ad oggi il cannabidiolo si è dimostrato un ottimo coadiuvante per le malattie come l’insonnia, il dolore cronico della fibromialgia e anche per le infiammazioni cutanee. È anche sotto studio come trattamento delle malattie neurodegenerative del cervello, come il morbo di Parkinson, ma fino ad oggi non c’erano stati studi diretti con le psicosi.