Il ritratto da Tiziano a Van Dick, ma anche 70 foto di cani e la pubblicità: Treviso scoppia di mostre entusiasmanti

 

Orfana delle mostre monstre firmate Goldin – in ritiro volontario per almeno un anno dopo il successo di Rodin al Santa Caterina e di Van Gogh nella vicina Vicenza – Treviso elabora il lutto con l’aiuto di un collezionista illuminato, Giuseppe “Beppe” Alessandra. Suo il prestito di una cinquantina di opere d’arte esposte fino al 3 febbraio nella Casa dei Carraresi. Tema, il ritratto da Tiziano a Van Dick, con un focus sul Cinquecento, «Secolo d’oro della Serenissima nonostante la minaccia di vedersi spartita tra i conquistatori della vittoriosa Lega di Cambrai» ricorda il professore Ulderico Bernardi, vicepresidente della fondazione Cassamarca che da tempo finanzia le mostre nello spazio nel cuore antico della città. Sei le sezioni, allestite da Artika e curate da Ettore Merkel, che suggerisce due tipi di lettura. Quello cronologico, che da Bellini e Giorgione passa per le grandi botteghe di Tiziano, di Tintoretto e dei Bassano e il manierismo, per espandersi tra la Lombardia e il centro Italia e su fino al Nord Europa per concludersi agli inizi del Settecento barocco. E quello per tipologia del ritratto: singolo (personalità ecclesiastiche e non, oppure entrambe come per i de’ Medici e i Farnese), familiare, allegorico (vanitas, memento mori) e autoritratto. «Per noi storici dell’arte questa mostra è stata un’ulteriore occasione di studio e di scoperta – racconta Merkel – abbiamo cercato di togliere dall’anonimato alcuni personaggi, una mia ipotesi ad esempio dà il nome di Girolamo Rota, guardian grande della scuola di San Rocco, all’uomo barbuto dipinto dal Tintoretto». Un altro volto ritratto dal maestro veneziano è quello di Sebastiano Venier, capitano generale da Mar, mentre è del belliniano Giovanni Mansueti quello di Pietro Gradenigo, podestà e capitano di Castelfranco Veneto, «un eroe che fece murare i cannoni nella cinta della città pur di non lasciarli nelle mani dei vincitori».

Giuseppe Alessandra

E’ invece un personaggio notevole dei nostri giorni Giuseppe Alessandra. Ottantadue anni, da più di sessanta colleziona arte antica e moderna, più di trecento le opere, nessuna compravendita, semmai qualche fruttuoso scambio. «Questa mostra è dedicata a Pietro Zampetti, è grazie a lui se sono diventato un collezionista. Diplomato come geometra nel dopoguerra, andai a lavorare a Venezia, occupandomi del nuovo piano urbanistico della città con la direzione dell’assessore Dorigo. In commissione c’era Zampetti, la miglior guida alla scoperta dell’arte che si possa avere. Inoltre un mio prozio mi invitava spesso a cena, dove ho incontrato i più valenti storici dell’arte italiani, Venturi, Longhi, Carlo, Volpe». Passione e generosità, perché Alessandra vuole condividere il più possibile la sua collezione con il pubblico. Più di uno i depositi gratuiti delle sue opere d’arte a diverse città italiane, ultima la sua Mogliano Veneto: dall’1 dicembre per sette anni una nuova pinacoteca metterà in mostra una quarantina di dipinti. «Qualche capolavoro dalla mia collezione è andato all’estero, sei i ritratti esposti nell’ambasciata italiana in Bahrein, tra cui quello del doge Venier vincitore a Lepanto che potete ora vedere a Treviso».
Casualità vuole che l’altra grande passione di Giuseppe Alessandra sia al centro di un’altra mostra ospitata nella Casa dei Carraresi, al secondo piano: i cani. Ottanta tra fotografie originali, video e altri materiali del fotografo franco americano Elliott Erwitt, protagonisti indiscussi gli animali che “sono come gli umani, solo con più capelli“ come recita il sottotitolo dell’esposizione, aperta fino al 3 febbraio. E sempre a Treviso, nel museo della collezione Salce, aperta fino al 7 marzo tutta da vedere, divertiti e con inevitabile nostalgia per chi ha almeno cinquant’anni, “Verso il boom! 1950-1962“, una carrellata tra le immagini che hanno fatto la storia della pubblicità italiana.

(Si ringrazia di cuore Caterina Cisotto per le segnalazioni)