“Servono proposte concrete e attuabili subito, non è l’Europa che può tirarci fuori dal disastro delle carceri”
La redazione della Rivista Ristretti Orizzonti del carcere Due Palazzi di Padova risponde così alle dichiarazioni del ministro della Giustizia Angelino Alfano al meeting di Rimini dove, ribadendo che il governo non ha intenzione di varare alcun provvedimento di indulto, il ministro ha sostenuto che la risposta all’attuale sovraffollamento (63.500 detenuti, in carceri che ne potrebbero ospitare poco più di 43.000) è la costruzione di nuove carceri.
“Chiedere aiuto all’Europa per costruire nuove carceri – dice la direttrice della rivista Ornella Favero – è quantomeno bizzarro. Con le leggi attualmente in vigore in Italia i detenuti aumentano ad un ritmo di mille al mese. Questo significa che per risolvere il problema del sovraffollamento dovrebbero essere costruiti immediatamente carceri per oltre 20.000 detenuti e poi pensare ad un piano perpetuo con 12.000 nuovi posti in carcere ogni anno. E per tutti questi detenuti assumere agenti di polizia penitenziaria, educatori… E questo ammesso e non concesso che l’introduzione del reato di clandestinità non peggiori questa situazione”. La redazione di Ristretti Orizzonti chiede che il problema del sovraffollamento delle carceri venga affrontato in maniera seria e lungimirante. I cittadini italiani chiedono sicurezza e ne hanno diritto, alla sicurezza. Ma in che modo parcheggiare in celle invivibili i detenuti in attesa di nulla contribuisce alla sicurezza? Non conviene a nessuno che una persona che ha commesso un reato esca di galera forse peggiore di come ci è entrata. Se i cittadini liberi ci riflettessero più spesso, forse smetterebbero di pensare che la soluzione a ogni problema sia prevedere sempre più galera per chi viola la legge e capirebbero l’importanza di percorsi graduali di reinserimento con le misure alternative.
Bisogna ragionare però anche su proposte attuabili in fretta e a basso costo per ridurre il sovraffollamento carcerario: la possibilità di allargare l´impiego della detenzione domiciliare mandando a dormire a casa i detenuti semiliberi (sottoponendoli ai controlli dell´affidamento, e anche di più) e quelli con residui pena sotto i due anni; la sperimentazione di misure come la “messa alla prova” per pene sotto i quattro anni, magari con una serie di prescrizioni che rendano questa messa alla prova davvero un esempio di riparazione del danno, e non un condono mascherato: creare una sorta di “affidamento in prova” nei Paesi d’origine dei detenuti stranieri consentendo a loro stessi di chiedere l’espulsione negli ultimi tre anni della pena, incoraggiando in questo modo le persone a recuperare la loro vera identità e a facilitare i meccanismi tecnici delle espulsioni.