Centinaia di cuori battevano nella semi oscurità di piazzetta Gasparotto sabato pomeriggio. Ed in mezzo a loro una stella brillava di luce propria. La stella di Dutch Nazari, un artista vero, che ha saputo elevarsi dal già buon livello della crew Massima Tackenza, che finora aveva raggiunto il climax di notorietà con Bomber Citro, per mettere in fila un pezzo dietro l’altro di raffinata poesia metropolitana. E raffinata, nella sua semplicità, è stata la scelta di proporre alcuni dei suoi brani live nella cornice urbana più spoglia che c’è in città, un pezzo di periferia nel cuore di una città che non riesce a ridarsi slancio dopo la crisi. E quella incapacità di volare alto Dutch Nazari la racconta con un pezzo “generazionale” come “Ce lo chiede l’Europa“, forse il più ispirato, assieme a “Girasoli“.
Pezzi raffinati sia dal punto di vista del testo che delle musiche, prodotte da un ispiratissimo Sick & simpliciter, che sabato pomeriggio accompagnava Dutch alla chitarra. Una panchina come palco, una piazzetta sgarrupata come platea. E’ stata questa la performance di Dutch, in un mondo di rimatori da strapazzo, un artista vero. Avrà ben altri palchi, ma ancor più probabilmente li rifiuterebbe, se diventassero un ostacolo alla sua creatività, tagliente e riflessiva. Perchè un’arte così cristallina riluce di più nella penombra della scena underground. Grazie Dutch, io non capisco niente di rap, per quello c’è Toni Meola. Ma l’arte credo di saperla riconoscere. E la tua musica ed i tuoi testi lo sono, sicuramente.
Alberto Gottardo