“Le elezioni si vincono e si perdono all’Arcella” mi disse una volta un vecchio quadro della fu Democrazia Cristiana. Probabilmente è vero. Al di là dello stretto dato elettorale, credo che il futuro della città si vince o si perde all’Arcella, e questa amministrazione sta provando a fare qualcosa per valorizzare l’appeal urbano di questo pezzo importante di Padova dove ho avuto la fortuna di nascere, crescere, e recentemente tornare.
E’ un quartiere nella sostanza bellissimo, l’unico angolo davvero cosmopolita del Veneto. Sembra di essere in un qualche quartiere di New York o di Londra, a tratti. E’ un quartiere però che è cresciuto disordinatamente e che al posto delle fabbriche non ha trovato niente di meglio che costruire un brutto centro commerciale nell’area ex Sangati, ed uno appena decente in zona ex Saimp, o palazzine residenziali nelle zone ex Pessi – Guttalin o Golfetto. Risultato: non c’è una piazza, solo un piazzale, quello dello stadio Colbachini. Eppure ci sono degli sforzi: è stata acquistata giusto un anno fa la palazzina dell’ex Coni. Ma in un anno non si è poi più visto nulla. Non un progetto nè una riapertura, magari anche solo provvisoria del piano terra che credo sarebbe possibile con poca spesa.
Non si ha più notizia del destino del terreno “Valli” davanti alla chiesa di San Carlo. E il tanto sbandierato progetto Renzo Piano, che ha portato il consigliere delegato Simone Pillitteri a farsi qualche selfie in Senato, langue sulla carta. C’è stata in questi giorni la bella novità dell’inaugurazione di altri piccoli progetti, quelli in mostra al patronato/aula studio/centro civico di San Carlo e una bella botta di colore sullo sgarrupato palasport Arcella, ribattezzato ora PalAntenore, in onore dello sponsor. Bella l’opera di Tony Gallo (qui ritratta da Matteo Menapace, geniaccio dei video e niente male anche alla fotografia). C’è stata l’inaugurazione lo scorso anno della nuova pista di atletica. Una mezza dozzina di attività commerciali hanno aperto i battenti nella zona. Insomma, qualcosa si muove, ma si ha l’impressione che si sia in assenza di un progetto complessivo, di una regia, di una politica insomma.
E’ solo un’impressione. E spero di sbagliarmi. Intanto mi godo il muralone di Tony Gallo e la comodità di scendere da casa alle 12.10 quando ho il treno al binario 3 alle 12.28 e la certezza di non perderlo, perchè quando sei nel cuore della città, tutto è “tra una decina di minuti”. Qui sotto una intervista che mi hanno fatto dei ragazzi dell’istituto Valle qualche mese fa. Quella mattina ero di fretta, ma la cortesia della professoressa Sara Belluco e le facce pulite di quegli adolescenti un po’ impacciati dietro la telecamera, che mi davano del lei e mi guardavano come se fossi un tipo un po’ strambo, mi fece perdere due tram. Me ne ero quasi dimenticato di quell’intervista. Devo dire che i ragazzi sono stati bravi, ed hanno preparato domande intelligenti. L’intervista riassume bene come vedo io questo pezzo di città che è anche un pezzo del mio cuore.
Alberto Gottardo