Gli effetti dell’emergenza climatica si fanno sempre più intensi anche in Italia, con un progressivo innalzamento dell’inquinamento cittadino per il quale si richiede alla cittadinanza lo stop del traffico auto. Ma questo è solo un palliativo per i momenti di forte sforamento dei limiti previsti dalle norme europee, per questo ci si sta concentrando sempre di più sulla mobilità sostenibile per tutti.
Per cercare di contenere gli effetti nefasti di quei fenomeni meteorologici che hanno recentemente portato gli Amministratori ANCI a confrontarsi sulla comunicazione della crisi, è importantissimo concentrarsi sui capisaldi della mobilità sostenibile: l’integrazione sociale, il miglioramento delle infrastrutture di trasporto alternative alle tradizionali e rendere più efficiente il rapporto costi-benefici della conversione verso altri mezzi.
Secondo la definizione di mobilità sostenibile riportata nella strategia europea in materia di sviluppo sostenibile, così come approvata nel 2006 dal Consiglio Europeo, l’obiettivo cardine è quello di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente.
Come riportato dal Ministero dell’Ambiente in Italia una forte criticità è rappresentata dal trasporto su gomma, che contribuisce alle emissioni totali di gas serra nella misura del 23% (di cui il 60% circa attribuibile alle sole automobili), alle emissioni di ossidi di azoto per circa il 50% e alle emissioni di particolato per circa il 13% (dati diffusi da ISPRA nel 2017).
In attuazione del Decreto Ministeriale n. 8 del 19 gennaio 2015, la Divisione II della Direzione Generale per il Clima e l’Energia è competente nella gestione dei seguenti temi:
- Città sostenibili, mobilità sostenibile e mobility management;
- Promozione della mobilità sostenibile e della riduzione dei consumi nel settore dei trasporti;
- Redazione e supporto alla predisposizione di accordi con enti locali e soggetti privati in materia di mobilità sostenibile.
In questo senso si muove l’incentivo alla smart mobility, intendendo quelle forme di trasporto pubblico condiviso già attive a Padova come car sharing e bike sharing, di pari passo con l’implementazione di una migliore e più vasta rete di piste ciclabili. Forse ancora pochi sanno dell’esistenza del Mobility Manager obbligatorio per legge sia per i Comuni che per le grandi aziende, con il compito di spingere verso l’abbandono dell’auto individuale e favorire l’uso di mezzi a minor impatto ambientale almeno per il tragitto casa-lavoro.
Si può dire a pieno titolo che l’uso della bicicletta possa e debba decollare sempre più, indubbiamente per un discorso ambientale ma anche per la capacità di aggregare le famiglie: l’evoluzione della tecnica permette di muoversi con facilità anche con figli piccoli al seguito, grazie al seggiolino per bicicletta da pochi mesi agli 8 anni. Non trascurabile, poi, i benefici alla salute apportati dall’attività aerobica al proprio sistema cardiovascolare, alla capacità di scaricare lo stress godendosi il paesaggio in compagnia.
Ultimamente si sta facendo strada anche la cosiddetta micromobilità, con la condivisione di monopattini elettrici, segway e overboard ancora in fase di sperimentazione solo in alcune grandi. Sono gli inseguimenti di modelli virtuosi, che hanno già dimostrato l’utilità per la collettività.