Comunque vada sarà un disastro: Arturo tieni duro, ti spareranno addosso tutti

 

Dai, siamo seri. Non ci crede manco lui. E il segno è nella forma, che in politica è anche sostanza. Le foto della campagna elettorale sono quelle riciclate dalla campagna di tre anni fa quando Lorenzoni si candidò sindaco. Segno di una scommessa al ribasso dello stesso candidato che infatti, a differenza di quanto fece Alessandra Moretti cinque anni fa, manco ci pensa per il momento a dimettersi. Continua a fare il vicesindaco, altro indizio che ci crede poco se non pochissimo, in questa cavalcata trionfale verso un obiettivo che solo cinque anni fa sarebbe parso impossibile e cioè fare peggio della Moretti.
Terzo indizio, e se fossimo sulla scena di un delitto, saremmo quindi alla prova: Arturo Lorenzoni non avrà la “lista del presidente” e quindi non potrà contare manco su un gruppo proprio in Consiglio regionale. Insomma, ancora prima dei contenuti, che a leggere certi articoli su blog padovani tipo quello di Nicola Caporello, non sono emersi con prepotenza durante l’infinita conferenza stampa di sabato, manca la convinzione. E quella probabilmente con l’inizio della campagna elettorale, calerà più che crescere. Ad Arturo Lorenzoni dico di tenere duro, che comunque il premio per il secondo classificato è quello di un posto automatico in Consiglio regionale senza manco il bisogno di prendere le preferenze. Quello che è successo insomma tre anni fa. Il 21 settembre, ammesso che si voti il 20, tutti daranno la colpa a lui. E mica solo del magro bottino elettorale. Perchè la scelta di Lorenzoni di correre, o passeggiare, per le regionali apre un fronte interno a Padova che non fa presagire nulla di buono per la tenuta della Giunta Giordani. Gli daranno la colpa anche di quello. E francamente la trovo una prospettiva insopportabile. Ancora una volta il centrosinistra veneto ha trovato il proprio capro espiatorio. I conti con le ragioni profonde della mancanza di sintonia con il popolo veneto, mi raccomando, facciamoli tra cinque anni.

Alberto Gottardo