L’emergenza Codiv-19 presenta il conto all’agricoltura padovana: almeno due aziende su tre hanno subito un sensibile calo del fatturato, variabile da settore a settore, e oltre il 40 per cento delle imprese sta chiedendo il contributo a fondo perduto stanziato dal Governo. Il lockdown si è fatto sentire su zootecnia, florovivaismo, agriturismo, viticoltura ma la speculazione sui prezzi ha avuto effetti anche sugli altri prodotti, a partire dall’ortofrutta. Ora gli agricoltori chiedono misure a favore della liquidità e interventi dedicati per affrontare i prossimi mesi.
Gli effetti del coronavirus sono stati al centro dell’assemblea annuale di Coldiretti Padova, a cui hanno partecipato oggi, a Cervarese Santa Croce, i dirigenti della più grande organizzazione agricola della provincia che conta circa ottomila imprese associate. Convocata all’agriturismo “Al Bosco”, nel rispetto di tutte le norme sul distanziamento e la prevenzione del contagio, l’assemblea è stata la prima occasione di incontro fra i soci e dirigenti di Coldiretti dall’inizio dell’emergenza. Chiamati ad approvare il bilancio del 2019, illustrato nel dettaglio dal direttore Giovanni Roncalli, e le linee programmatiche per quest’anno i presidenti di sezione di Coldiretti Padova si sono confrontati con i vertici dell’associazione sul dopo emergenza e sulle soluzioni per rilanciare l’agricoltura in questa fase.
Ospite dell’assemblea, l’assessore veneto all’agricoltura Giuseppe Pan ha confermato l’impegno della Regione a favore della ripresa del settore primario e delle 65 mila aziende agricole attraverso “diverse linee di finanziamento, dai fondi di garanzia di Veneto Sviluppo, agli interventi diretti sui prestiti, ma soprattutto abbiamo rimodulato i fondi del Piano di Sviluppo Rurale e messo a disposizione fondi della Regione, per un totale di 170 milioni di euro a fondo perduto che andranno a generare un volano di 300 milioni di euro”. Presente anche Francesco Cazzaro, neo presidente dell’Unione Regionale Veneta delle Bonifiche nonché presidente del Consorzio di Bonifica Acque Risorgive.
Nella sua relazione il presidente Massimo Bressan ha passato in rassegna sia le ripercussioni dei primi mesi, con i principali provvedimenti adottati e le richieste di Coldiretti, sia le tappe da affrontare da qui in avanti.
“Complessivamente, a livello nazionale – afferma Bressan – l’emergenza Covid-19 ha provocato perdite stimate ad oggi in 12,3 miliardi di euro, per effetto del taglio alle esportazioni, delle difficoltà e chiusure di bar e ristoranti, del crollo dei flussi turistici e della pesante contrazione delle quotazioni alla produzione per molte delle nostre produzioni, in controtendenza rispetto all’aumento dei prezzi al dettaglio, ma anche a causa di distorsioni e speculazioni che vanno necessariamente fermate. Da quando è iniziata la pandemia in Italia, il 57% delle 730 mila aziende agricole nazionali ha registrato una netta diminuzione dell’attività con un impatto che varia da settore a settore. Nella nostra provincia stimiamo che siano almeno due aziende agricole su tre ad aver dovuto affrontare una sensibile contrazione del fatturato e almeno il 40 per cento delle attività chiederanno anche il contributo a fondo perduto. Nelle settimane del lockdown l’agricoltura non si è fermata, anzi, l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo e delle necessarie garanzie di qualità e sicurezza.
In questo frangente – aggiunge Bressan – sono del tutto inaccettabili le speculazioni sui prezzi dei beni alimentari, quando invece è necessario difendere la capacità di spesa delle famiglie e garantire un giusto compenso agli agricoltori. E’ fondamentale garantire la stabilità dei prezzi lungo tutta la filiera e bloccare ogni tentativo di speculazione a danno dei consumatori e degli agricoltori. A molte nostre imprese vengono proposti tagli insostenibili dei prezzi al di sotto dei costi, mentre le quotazioni al dettaglio per gli alimentari continuano ad aumentare. Se è vero che l’agricoltura sta tenendo duro di fronte alla crisi generale, non si può negare che molte filiere siano in profonda difficoltà dalla quale occorre uscire con una robusta iniezione di liquidità ma anche realizzando, come ha messo in campo Coldiretti in questi mesi, rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy e garantiscano la sostenibilità della produzione in Italia con impegni pluriennali e il riconoscimento di un prezzo di acquisto “equo”, basato sugli effettivi costi sostenuti”.
Coldiretti ha presentato al Governo un piano “salva vigneti” con il quale si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici da trasformare in alcol disinfettante per usi sanitari, assieme a vendemmia verde e alla riduzione delle rese su almeno 100.000 ettari. Una misura che interessa anche centinaia di cantine padovane, a partire dai produttori di Vo’, città del vino che quattro mesi fa si è trovata ad essere “zona rossa”. Il comparto agrituristico nazionale ha registrato una perdita complessiva stimata in circa un miliardo di euro, pari al 65% del fatturato annuale, e nella nostra provincia si stima un calo di almeno 5 milioni di euro. A pesare oltre alle difficoltà della ripartenza è stata la chiusura forzata che ha fatto saltare la stagione privilegiata. Durante le restrizioni sono crollati gli acquisti di fiori recisi, di fronde e fiori in vaso, le produzioni tipiche della primavera e si sono fermate anche le vendite e l’export di alberature e cespugli, in un periodo in cui per molte aziende si realizza oltre il 75% del fatturato annuale. Il florovivaismo ha quindi bisogno di misure urgenti per dare liquidità alle aziende, che hanno sostenuto anticipazioni economiche onerose per le produzioni che non hanno potuto essere commercializzate a causa dei provvedimenti sanitari.
Sul fronte della zootecnia, prosegue Bressan: “a seguito del monitoraggio svolto sulle importazioni di latte e cagliate, abbiamo verificato la presenza ancora consistente di importazioni, denunciando alle Istituzioni e alle Autorità competenti una situazione speculativa insostenibile derivante da una diminuzione del prezzo del latte agli allevatori giustificata da una “sovra-produzione nazionale”. Conseguentemente abbiamo richiesto il blocco delle importazioni di latte dall’estero per favorire la nostra produzione nazionale e la pubblicazione degli elenchi delle industrie di trasformazione che hanno importato latte o cagliate nel mese di marzo”.
Bressan continua ricordando che l’agricoltura italiana ha bisogno di una robusta iniezione di liquidità, come sta avvenendo negli Stati Uniti, mentre l’Unione Europea non ha affrontato il problema con la dovuta determinazione. Ci sono, per esempio, circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, il secondo pilastro della Politica agricola comune che si affianca agli aiuti diretti. Si tratta di fondi non spesi per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. “Quello che chiediamo – aggiunge il presidente di Coldiretti Padova – è di andare oltre le regole, superare i mille vincoli burocratici e spendere subito, costituendo un Fondo straordinario Covid 19 per l’agricoltura. Sul fronte delle politiche del lavoro, deve essere chiarito che i voucher in agricoltura servono per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno. Opporsi ai voucher significa assumersi la responsabilità di far mancare prodotti alimentari in negozi e supermercati ma anche di far perdere fonti di reddito integrative a categorie particolarmente colpite in questo periodo”. Infine una considerazione sui temi in discussione in questi giorni: “il Governo sta lavorando ad una rimodulazione temporanea e selettiva dell’Iva da inserire in una più organica riforma per la riduzione delle tasse e dell’ Irpef. Riforma attesa da tempo che parrebbe concretizzarsi a breve. Noi di Coldiretti abbiamo chiesto un piano generale di rilancio nelle campagne. Coldiretti si impegna ancora di più per una forte azione politico-sindacale e continuerà, coerentemente con le azioni degli organi e delle istituzioni preposte – Stato e Regione in primis – a sostenere e attuare campagne a tutela di tutti i settori della filiera agricola che stanno attraversando enormi difficoltà”.